Giovedì, 19 Giugno 2025

"La Nostra Storia" - le più grandi opere pubbliche negli ultimi cento anni a Pisticci

Sabato, 17 Maggio 2025

La nostra storia, questa volta, tratta delle più grandi opere pubbliche degli ultimi cento anni realizzate a Pisticci. Dalla “galleria San Rocco” al serbatoio idrico di Terravecchia, senza dimenticare altre opere come l’ospedale di Tinchi, a Marconia l’ITAS, Alberghiero, Scuola Media, la Piazza Elettra, nel periodo del ventennio, a Pisticci la Scuola Madia, il Liceo Classico, il Multipiano, l’Anfiteatro Lasalsa, la Villa Comunale e i campi sportivi dopo la frana di Croci, le circonvallazioni per il Dirupo e San Donato Cammarelle, lo stadio Michetti, le sopraelevazioni Scuola Cantisano e Palazzo Comunale, ricostruzione Palazzo Durante, il Carcere di Tinchi, il Commissariato di PS a Marconia ed ora, i Giardini Pensili al rione Croci.

Ma se il tunnel che congiunge la città alla Valle - realizzato a cavallo tra gli anni 90 e i primi del nuovo secolo - rappresenta in assoluto, la più grande opera pubblica del dopoguerra da noi, la costruzione del serbatoio idrico di Terravecchia è stata quella maggiormente utile e rappresentativa a Pisticci centro, nei lontani anni 30, in pieno regime del ventennio fascista.

La galleria, opera ammirata e soprattutto…veloce, al passo con i tempi, indiscutibilmente ha rappresentato un enorme vantaggio economico e tempistico per le famiglie, tutte ormai con una o più auto e che spesso l’attraversano, senza la quale, per un tempo di percorrenza maggiore, si doveva superare una “cinquantina di curve” del vecchio percorso, con una spesa in più. E’ anche il caso di ricordare che negli anni 70, il sindaco Rocco Grieco, affrontò il problema commissionando un ardito progetto di correzione del tracciato che, per la verità avrebbe anche potuto dare i suoi frutti, ma non in modo radicale (elaborato approvato dalla C.E., ma non si dette mai seguito alla sua realizzazione, anche per la non rielezione di Grieco nel 1975).  La svolta, fine anni 80. Il Governatore della Regione Basilicata Nino Michetti sposò l’idea della Galleria, finanziando l’opera.  Son trascorsi oltre 40 anni, ma ricordiamo come se fosse ieri, l’annuncio quella sera in P.zza Umberto, da parte di Nino Lopergolo, segretario di Michetti, del varo in Regione dell’opera.  Lavori che -  dopo le operazioni complementari e l’appalto (epoca della giunta Giovanni D’Onofrio e quella di Nicola Cataldo) iniziarono e proseguirono fino al 2002. L’opera doveva terminare dalle parti del terminal Liscio, parecchio distante dalla uscita attuale, e che invece terminò molto prima, grazie alla “genialità” dell’Ing. Michele Leone, allora dirigente Tecnico Comunale, che “ideò” quei 600 metri di bretella di raccordo, abbreviando il percorso, senza dei quali chissà quando l’opera sarebbe terminata, attesa anche la necessità di una spesa maggiore di 12 miliardi di lire, difficilmente reperibili. Lavori terminati anche grazie al finanziamento della Giunta Regionale Bubbico e della Giunta Bellitti relativamente al progetto di variante della bretella a firma dell’Ing. Rocco Di Leo, poi Dirigente dello Ufficio Tecnico e l’ing. il sindaco Leone.

Ritornando all’altra grande opera degli anni 30, il Serbatoio idrico di Terravecchia, di grande utilità e quindi parecchio attesa dal popolo, che all’epoca si dissetava solo attraverso fonti naturali acquifere, fontane sparse, tra cui, quella di zona Rupe, e altre in zona Santa Anna, S. Domenico, S. Gaetano, Cannile, Ficagnole. Tempi difficili, con l’acqua, consumata solo per stretto e mirato bisogno, proprio a causa della poca presenza di fonti naturali, tutte più o meno distanti, con difficoltà di raggiungerle a piedi, con traini e animali da soma e difficoltà di trasporto con botti, barili, brocche, bottiglie e altro.

Disagio enorme per la gente, che invocava la realizzazione di un serbatoio idrico e reti di distribuzione. Non sappiamo quale fu, per l’occasione, il ruolo di Antonio Pelazzi (sindaco dal 1923 al 1927 e podestà fino all’11 settembre1931) e di altri politici gerarchi locali come il notaio Giambattista Lazazzera (anche podestà negli anni 1939 e 1940) e D.co Di Grottole (podestà dal 1933 al 1937), ma certo, non mancò il loro impegno per far finanziare l’opera di un serbatoio idrico, primo in provincia, come da tempo reclamava il popolo. Conquista straordinaria, che metteva fine alla “grande sete” dei pisticcesi e ad un disagio, ultra secolare di diverse generazioni. Non si ha notizia sul costo dell’opera e sui tempi precisi di realizzazione - ma da notizie attendibili, la cosa avvenne tra gli anni 30 e 34 (una targa in marmo, riporta in modo sbiadito “XII”, gli anni dell’era fascista e quindi anno 1934 come fine lavori).

La edificò, l’Impresa ALANARI di Ravenna, diretta dalI’ Ing. Carlo Perrini, Tecnico abile e di grande ingegno che qui lo ricordavano persona gentile e disponibile che viaggiava a bordo di una veloce moto di grossa cilindrata, anche in modo spericolato. Con quella impresa, lavorarono anche altre ditte del posto (Giannone -Dragonetti) e dei paesi vicini. In particolare la mastodontica opera di architettura moderna, di forma cilindrica del diametro di circa 25 metri, con 3 nuclei strutturali. Il centrale, alto 35 metri e parte interrata di 20 metri. Nell’una e nell’altra, due grandi vasche di alimentazione. L’altro nucleo, alto una decina di metri, con vasca di raccolta. Con il serbatoio (che attingeva dall’allora Acquedotto dell’Agri), costruita rete idrica cittadina e fontane pubbliche tra cui la monumentale di piazza S. Antonio Abate, quelle di Largo S. Marco e piazzale Chiesa Madre, 2 nel rione Dirupo, altre di Piazza S. Rocco, via R. Elena e Rinaldi, C. Metaponto e S. Giovanni.

Discorso a parte, ma anche triste, per l’Ospedale di Tinchi, opera importante degli anni 70, in funzione dagli 80. Per diverso tempo, “fiore all’occhiello” della sanità lucana, curando e salvando tante vite umane anche di altre regioni, grazie all’impegno e professionalità di eccellente personale sanitario, tanti di Pisticci, ma anche ottimo infermieristico. Struttura in funzione fino a oltre il primo decennio degli anni 2000, poi INSPIEGABILMENTE chiusa, dopo costosi e mirati interventi di ristrutturazione, ed ora funzionante attraverso la dialisi e vari ambulatori (almeno questi. Meno male!).

Il nostro articolo finisce qui, ma è comunque importante aver fatto rivivere un pezzo della nostra storia ricordando diverse opere, con due in particolare, che in quella occasione, una vinse la sfida della “grande sete” di Pisticci (serbatoio), l’altra, per comodità a raggiungere la valle (galleria). Conquiste sociali, ma anche eccellenti opere che nella zona non hanno eguali e che rappresentano altrettanti, autentici “gioielli strutturali”, di cui Pisticci deve sempre andare ORGOGLIOSA, non dimenticando ugualmente le PERSONE tutte, che con il proprio impegno, hanno contribuito alla loro idea di progettazione, finanziamento e realizzazione.

Michele Selvaggi

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