02Maggio2024

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A Bruno Ernesto Lapadula dedicata una via del centro di Pisticci

Più volte, negli anni scorsi, raccogliendo anche il pensiero di altri cittadini, ci eravamo chiesti perché nessuna via, piazza o edificio del nostro centro, era stata dedicata agli illustri architetti pisticcesi, i fratelli Ernesto Bruno e Attilio Lapadula  (nella foto di proprietà dell'Archivio Lapadula), completamente dimenticati dalla loro città natale. Eppure, ricordiamo, quasi tutti i sindaci che si sono succeduti nel dopoguerra hanno avuto la possibilità di ricordare i due insigni professionisti, adottando un provvedimento ad hoc che potesse rimanere a perenne ricordo della loro figura e di quanto gli stessi avevano rappresentato per la nostra città. Purtroppo, tranne una serata culturale in ricordo di uno dei due, peraltro organizzata dall'architetto locale Renato D'onofrio e patrocinata dal comune, qualche anno fa, nulla finora era stato fatto. Una grave lacuna quindi, che ora viene colmata grazie ad un provvedimento della Giunta guidata da Vito Di Trani che, nella seduta dello scorso 10 febbraio, ha approvato una delibera intitolando una via di Pisticci centro a Bruno Ernesto Lapadula, il più famoso dei due fratelli. Si tratta della via Cialdini, nelle vicinanze di piazza dei Caduti che da ora si chiamerà "via Bruno Ernesto Lapadula".
Bruno Ernesto, il più grande dei due fratelli - ricordiamo - era nato a Pisticci il 6 agosto del 1902, nella casa di famiglia di via Puoti n.4. Frequentò a Melfi il Liceo Scientifico conseguendo la maturità nell'anno scolastico 1922/23 con ottimi risultati. Si trasferì a Roma dove si iscrisse alla Accademia di Belle Arti e alla Scuola Superiore di Architettura della Regia Università, sotto la guida di Marcello Piacentini, conseguendo la laurea nel 1931 con una tesi sulla Casa del Fascio di Taranto.
Il nome di Ernesto Lapadula - come si legge nel libro "Pisticcesi illustri" del Prof. Giuseppe Coniglio - venne sempre più apprezzato e conosciuto in tutti gli ambienti, al punto di partecipare ai concorsi più prestigiosi. Tra questi, l'opera per il Palazzo delle Poste al quartiere Appio a Roma, il Palazzo Littorio, l'allestimento del Salone Centrale della Mostra Mercato a Firenze, e poi la sua opera più rappresentativa, il Palazzo della Civiltà Italiana all'Eur, meglio conosciuto come Colosseo Quadrato, inserito nell'ambito del progetto della Esposizione Universale che si sarebbe dovuta tenere nel 1942. Ormai a pieno titolo, era considerato "l'architetto di regime" e la sua fama presto fu nota anche all'estero, firmando il progetto per la città universitaria di Bratislava (Polonia), il piano regolatore di Cordoba (Argentina) e tanti altri. A Matera realizzò il Palazzo della Camera di Commercio, a Taranto il Palazzo della Prefettura, a Pisticci la chiesa di San Rocco, edifici nel centro della città, compreso un palazzotto in piazza Dei Caduti, oltre a diverse cappelle gentilizie. Morì a Roma il 24 gennaio 1968.

Michele Selvaggi