04Maggio2024

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Padre Antonio da Pisticci, una figura storica avvolta nel mistero

E' vissuto quasi cinquecento anni fa e ha dedicato la sua vita a Cristo, professando la sua fede in angoli remoti del mondo e facendosi apprezzare per le sue qualità umane che l'hanno avviato sulla via della santità: Padre Antonio da Pisticci è il protagonista di queste righe che intendono ripercorrere la vita, le opere e gli ultimi secoli di venerazione del servo di Dio, nato e cresciuto nella città lucana a due passi dalle spiagge joniche. Era l'8 settembre del 1567 quando Padre Antonio, il cui nome originario è tuttora sconosciuto, nacque nella ridente cittadina di Pisticci, proprio da una delle famiglie più benestanti del paese. Battezzato in Chiesa Madre, il giovane fu avviato agli studi presso il Convento di Santa Maria delle Grazie (oggi Parrocchia di Sant'Antonio) per poi abbandonare la Lucania e proseguire il suo percorso di formazione a Napoli, capitale del Vicereame Spagnolo. Nella fiorente città partenopea Padre Antonio non seguì le distrazioni dell'età, avendo maturato un legame molto forte con la Congregazione dei Francescani che aveva frequentato nella sua Pisticci.
Questo intenso legame con i valori dell'ordine di San Francesco portarono il giovane lucano ad indossare l'abito il 14 aprile del 1587, poco prima del compimento del ventesimo anno di età, mentre a ventiquattro anni ottenne l'ordinazione sacerdotale presso la Chiesa di Santa Croce di Palazzo Reale, uno dei luoghi sacri più importanti di Napoli, prendendo il nome di Padre Antonio. Abbandonate le cose mondane, il monaco francescano iniziò ad ispirare la sua vita al modello di San Francesco: per mortificare il proprio corpo decise di camminare sempre a piedi nudi, mentre per rivivere le sofferenze di Gesù Cristo nei momenti della sua Passione, decise di flagellarsi ogni notte; frequenti erano i digiuni e incessanti le preghiere che, spesso, lo ponevano in una situazione di estasi. Dedicò la sua vita alla predicazione, non solo nella zona di Napoli: la Congregazione de Propagande Fidei, infatti, lo indirizzò dapprima ad Aleppo, in Siria, poi nella regione di Naxicevan, nell'attuale Armenia.
In Terra Santa il monaco lucano rimase 9 anni, continuando la sua missione di predicatore e di servo di Dio, vivendo sempre di stenti e dello stretto necessario per sopravvivere. Tornato in Campania, continuò la sua missione nelle terre partenopee fino a che gli anni e le malattie non ne limitassero le capacità fisiche: così fu trasferito presso il Convento di Sant'Antonio di Fragola (oggi Afragola), dove continuò a ricevere numerose visite di fedeli che ne chiedevano consiglio e consolazione. Negli ultimi mesi della sua vita, Padre Antonio decise di non parlare più con nessuno, per restare a contemplare la sua vita e l'immensità del Creatore in luoghi isolati del Convento, fino alla notte tra l'1 e il 2 aprile del 1642, quando morì proprio nella cittadina campana. Secondo quanto si apprende dalle fonti del tempo, la sua morte fece così tanto clamore che folle immense di pellegrini si radunarono presso Afragola, mentre le sue vesti venivano fatte a brandelli e i pezzi venivano usati per guarire gli ammalati. Il suo corpo fu tumulato nel coro inferiore della Chiesa di Sant'Antonio ad Afragola, divenuta prima Santuario, poi Basilica Pontificia Minore : le sue ossa furono ritrovate nel 1912, durante i lavori di ripristino del luogo sacro, insieme alla lapide sepolcrale su cui era inciso: "Hic jacet P. Antonius a Pisticio" (Qui giace Padre Antonio da Pisticci).

Al momento non si ha conoscenza del luogo in cui furono conservate le ossa e la lapide, evento che ha avvolto nel mistero la figura di Padre Antonio, la cui memoria storica è venerata ogni primo marzo, mentre quella liturgica è ricordata il primo novembre.
Nel 2007 i fedeli di Afragola, legati alla memoria del servo di Dio di origini lucane, costituirono spontaneamente un comitato di beatificazione, iniziando un'attenta opera di recupero di notizie su Padre Antonio e tentando di riaprirne il processo di beatificazione. La cittadina campana ha inoltre dedicato una via al religioso pisticcese. Il comitato di fedeli ha dato vita anche ad un sito internet www.antoniodapisticci.altervista.org proprio per raccontare la vita esemplare del frate, sottolineando il legame forte con Pisticci: "Siamo attivi da alcuni anni nelle attività dedicate a riscoprire la storia di questo monaco in odore di santità - racconta Giovanni Russo - Il nostro primo obiettivo è quello di ritrovare il corpo che, dopo il restauro del 1912, è sparito. Ho scoperto questa figura storica in seguito agli studi condotti sulla storia del Convento di Afragola: grazie ad alcuni documenti autentici reperiti a Roma presso la Congregazione Vaticana ho potuto ricostruire i momenti della vita di Padre Antonio. Attualmente la Chiesa non è in grado di dire se è stata mai aperta una causa di beatificazione dato che tutti gli atti dei processi aperti prima del 1700 furono gettati nel Tevere in seguito ad una rivolta che sconvolse Roma. Siamo felici che da Pisticci ci sia arrivata questa richiesta di notizie su Padre Antonio: noi vogliamo riaprire la causa di beatificazione e per questo proseguiremo il nostro lavoro, così da rendere il giusto riconoscimento ad un uomo vissuto in odore di santità e nel nome di Dio".

Andrea Cignarale