27Aprile2024

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Tesi di laurea su Ernesto Bruno Lapadula

Qualche settimana fa le cronache riportavano la notizia di un uomo  che nel Museo di Salò,  il “Mu Sa”, aveva minacciato di distruggere a colpi di martello alcune importanti opere pittoriche del regime fascista lì custodite, senza peraltro, e per fortuna, riuscirci.
Cosa diremmo dunque se lo stesso malintenzionato minacciasse di abbattere con una carica di dinamite il Palazzo della Civiltà Italiana nel quartiere dell’Eur a Roma, un’opera concepita e progettata nel 1937, la cui costruzione iniziò nel luglio del 1938 e fu inaugurata, benchè incompleta, nel 1940?
Una ipotesi a cui non vorremmo neanche pensare, atteso che ci si trova di fronte ad un simbolo di Roma, universalmente riconosciuto, unitamente ad altre opere di grande pregio  che portano la firma di un architetto pisticcese di fama mondiale come Ernesto Bruno Lapadula (1902 – 1968 ), a cui ha recentemente pensato la neo architetto Stella Mancusi per scegliere e presentare la sua tesi di laurea sulla Storia dell’Architettura Contemporanea.
Un interessante, ma anche singolare lavoro la cui impostazione storico - architettonica  è finalizzata allo studio della figura di  Ernesto B. Lapadula, inserita nel suo contesto storico politico culturale.
“Infatti – spiega  la  neo professionista – solo con questa metodologia è possibile comprendere Lapadula nella sua completezza oltre le false etichette  che hanno finito per travisare il suo operato”.  Le ricerche della  Mancusi prendono avvio  dagli esordi dello studente Lapadula al liceo scientifico di Melfi e poi a Roma con la frequenza alla Reale Accademia delle Belle Arti e alla Scuola Superiore dell’Architettura diretta dal famoso architetto Marcello Piacentini.
La personalità di Lapadula emerge  subito, già al momento  del conseguimento della laurea,  discutendo la tesi sulla Casa del Fascio di Taranto, uno studio talmente apprezzato che gli frutta la medaglia d’oro.
Lapadula – come spiega la brillante tesi  di Stella Mancusi,  fa parte di vari movimenti artistici ed è presente in tutte le più importanti realizzazioni architettoniche romane e italiane unitamente a personalità di spicco dell’epoca.
Significativa anche la sua  presenza  alla II Esposizione di Architettura Razionale  del 1931 e l’attività didattica all’Università di Roma.
“Il nome di Lapadula – precisa Mancusi – è accostato spesso  al Palazzo della Civiltà Italiana (per molti, e non a caso, la sua opera più rappresentativa), al programma culturale e politico dell’E42 ed i giudizi sul Palazzo della Civiltà, sono stati molto contrastanti e  a volte, stroncanti; ma se si vuole essere oggettivi, occorre guardare l’opera  e la personalità di Lapadula senza condizionamenti permettendo così l’emergere di qualità indiscutibili”.
Come si  ricorderà, quest’ultima grande ammirata opera, che da oltre 70 anni fa bella figura  all’Eur,  fu espressamente e fortemente voluta  da Mussolini, che di Lapadula aveva grande  stima e ammirazione. Ovviamente, l’impegnativo lavoro di Stella Mancusi, non si sofferma  sulle opere romane, ma spazia  con particolari attenzioni  a significative parti documentarie inedite, derivanti da accurate ricerche condotte a Pisticci, paese natio e nell’Archivio Lapadula di Roma, acquisendo testimonianze interessanti sulla sua  didattica agli atenei di Roma e Cordoba, allegando alla tesi i grafici per l’allestimento  del Padiglione “Libia”   alla Mostra  d’Oltremare a Napoli (1937 – 40) ed anche i grafici per l’allestimento del padiglione  della Banca d’Italia a Napoli.
“Sono propri questi grafici di progetto – spiega Mancusi -  che consentono di far capite l’attività intensa, minuziosa di studio e preparatoria alle successive realizzazioni delle sue numerose opere architettoniche”.

Michele Selvaggi