Tesi di laurea su Ernesto Bruno Lapadula
- Post 20 Marzo 2018
Qualche settimana fa le cronache riportavano la notizia di un uomo che nel Museo di Salò, il “Mu Sa”, aveva minacciato di distruggere a colpi di martello alcune importanti opere pittoriche del regime fascista lì custodite, senza peraltro, e per fortuna, riuscirci.
Cosa diremmo dunque se lo stesso malintenzionato minacciasse di abbattere con una carica di dinamite il Palazzo della Civiltà Italiana nel quartiere dell’Eur a Roma, un’opera concepita e progettata nel 1937, la cui costruzione iniziò nel luglio del 1938 e fu inaugurata, benchè incompleta, nel 1940?
Una ipotesi a cui non vorremmo neanche pensare, atteso che ci si trova di fronte ad un simbolo di Roma, universalmente riconosciuto, unitamente ad altre opere di grande pregio che portano la firma di un architetto pisticcese di fama mondiale come Ernesto Bruno Lapadula (1902 – 1968 ), a cui ha recentemente pensato la neo architetto Stella Mancusi per scegliere e presentare la sua tesi di laurea sulla Storia dell’Architettura Contemporanea.
Un interessante, ma anche singolare lavoro la cui impostazione storico - architettonica è finalizzata allo studio della figura di Ernesto B. Lapadula, inserita nel suo contesto storico politico culturale.
“Infatti – spiega la neo professionista – solo con questa metodologia è possibile comprendere Lapadula nella sua completezza oltre le false etichette che hanno finito per travisare il suo operato”. Le ricerche della Mancusi prendono avvio dagli esordi dello studente Lapadula al liceo scientifico di Melfi e poi a Roma con la frequenza alla Reale Accademia delle Belle Arti e alla Scuola Superiore dell’Architettura diretta dal famoso architetto Marcello Piacentini.
La personalità di Lapadula emerge subito, già al momento del conseguimento della laurea, discutendo la tesi sulla Casa del Fascio di Taranto, uno studio talmente apprezzato che gli frutta la medaglia d’oro.
Significativa anche la sua presenza alla II Esposizione di Architettura Razionale del 1931 e l’attività didattica all’Università di Roma.
“Il nome di Lapadula – precisa Mancusi – è accostato spesso al Palazzo della Civiltà Italiana (per molti, e non a caso, la sua opera più rappresentativa), al programma culturale e politico dell’E42 ed i giudizi sul Palazzo della Civiltà, sono stati molto contrastanti e a volte, stroncanti; ma se si vuole essere oggettivi, occorre guardare l’opera e la personalità di Lapadula senza condizionamenti permettendo così l’emergere di qualità indiscutibili”.
Come si ricorderà, quest’ultima grande ammirata opera, che da oltre 70 anni fa bella figura all’Eur, fu espressamente e fortemente voluta da Mussolini, che di Lapadula aveva grande stima e ammirazione. Ovviamente, l’impegnativo lavoro di Stella Mancusi, non si sofferma sulle opere romane, ma spazia con particolari attenzioni a significative parti documentarie inedite, derivanti da accurate ricerche condotte a Pisticci, paese natio e nell’Archivio Lapadula di Roma, acquisendo testimonianze interessanti sulla sua didattica agli atenei di Roma e Cordoba, allegando alla tesi i grafici per l’allestimento del Padiglione “Libia” alla Mostra d’Oltremare a Napoli (1937 – 40) ed anche i grafici per l’allestimento del padiglione della Banca d’Italia a Napoli.
“Sono propri questi grafici di progetto – spiega Mancusi - che consentono di far capite l’attività intensa, minuziosa di studio e preparatoria alle successive realizzazioni delle sue numerose opere architettoniche”.
Michele Selvaggi