Il gelo ha messo a nudo la fragilità della rete idrica lucana. Servono investimenti
- Post 20 Gennaio 2017
La rottura sulla condotta del Frida ha lasciato a secco tanti comuni per almeno 3 giorni. Questo, però, è stato solo l’evento clou: quasi tutti i lucani, infatti, hanno subito altri piccoli disagi. A cosa sono dovuti tutti questi disguidi? D’accordo il gelo prolungato, al quale non siamo abituati, ma c’è anche un problema di tipo strutturale che riguarda non solo la vetustà della rete, ma anche le zone nelle quali i tubi vengono fatti passare. Il caso del Frida è emblematico: si è dovuti intervenire con un elicottero in condizioni quasi estreme. La vera domanda, però, è: nelle zone alpine, quando la temperatura scende sotto lo zero (e accade per periodi ben più lunghi di quelli che, nostro malgrado, abbiamo dovuto sopportare in questo inizio di 2017), si verificano gli stessi problemi?
Probabilmente no. Come anche da Aql lasciano intendere, infatti, nel Nord attrezzato c’è un’altra situazione. E allora, perché non si investe su nuove tecnologie, condutture (o tracciati che escludano le condotte da zone particolarmente soggette a smottamenti o, almeno, le collochino in aree di facile accesso), così come su nuovi contatori più resistenti al gelo, se esistono? Perché, rispondono da Aql, la società è solo un gestore. È la Regione Basilicata che deve investire e fornire i soldi necessari per questo cambiamento radicale. Insomma, par di capire, anche per vedersi garantito con continuità un servizio che, tra l’altro, pagano, i lucani devono aspettare che via Anzio decida di investire di più per eliminare la vetustà della rete invece di pensare solo ad incarichi e poltrone.
Piero Miolla
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno
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