02Maggio2024

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Mascherina anti Covid: per il dottor Palazzo indossarla è indice di altruismo

“Mascherina anti Covid”, una delle parole più pronunciate da quattro mesi a questa parte, durante l’emergenza. Di essa si conosce ogni cosa: dalla stoffa, alla dimensione, al colore, al modello: personalizzato, monouso, intelligente, chirurgico o integrale. Tutto un vocabolario che è entrato nelle nostre case e che pian piano ha insegnato a ciascuno di noi, i criteri per sceglierla e applicarla sul viso, ma anche il modo di usarla contro ogni tipo di contagi. Il tutto, sempre nel rispetto delle normative in vigore.
E’ chiaro che ognuno di noi ha fatto le sue considerazioni e detto la sua sulla mascherina, magari lodandola e benedicendola o dicendosi seccato sul suo uso che toglie luce al viso e crea più di qualche disagio.

Il nostro concittadino Dr. Giovanni Palazzo, rispettabile dermatologo dell’ASL materana, ha espresso il suo emerito pensiero sulla mascherina, che noi abbiamo ritenuto interessante e soprattutto simpatico in questo particolare momento a cavallo tra i tragici giorni della emergenza e il miglioramento di tutta una situazione che sembra allontanarci ogni giorno di più dai pericoli che ci hanno tenuto in ansia e fatto tremare, auspicando che il peggio sia veramente alle nostre spalle. E che vi vogliamo far conoscere: “Quando indosso una mascherina in pubblico” – inizia così il pensiero del dr. Palazzo – voglio che si sappia che sono abbastanza istruito da sapere che potrei essere asintomatico e diffondere il virus inconsapevolmente. No, non vivo nella paura del virus; voglio solo far parte della soluzione, non del problema. Non mi sento – aggiunge – come se il “governo mi stesse controllando. Mi sento come un adulto che dà il suo contributo alla società e vorrei che anche altri lo facessero. Il mondo non gira intorno a me. Non riguarda solo me e il mio conforto. Se tutti potessimo vivere pensando anche agli altri, il mondo intero sarebbe un posto migliore. Indossare una mascherina non mi rende debole, spaventato, stupido, addirittura “controllato”. Mi rende premuroso. Quando pensi a come sembri, a quanto sia scomodo o a cosa pensino gli altri di te, immagina qualcuno vicino - un bambino, un padre, una madre, un nonno, una zia o uno zio – che ansimano per respirare, soffocando in un respiratore, soli, senza alcun familiare consentito al loro capezzale. Chiediti se almeno avresti potuto farlo per loro”.
Complimenti dr. Giovanni!

Michele Selvaggi""