15Maggio2024

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Non svegliare il (lu)can che dorme

Finite le campagne elettorali, calato il sipario. E' calato sulla città, sui suoi problemi, sui cittadini che attendono risposte promesse e mai date, oppure date in forma di asettiche rassicurazioni: c'è il rischio di nuove trivellazioni nei nostri mari? Tutto ok, le estrazioni si continueranno, ma senza aprire nuovi siti, anzi, porteranno nuova ricchezza alla regione. La Valbasento è inquinata? No, i rilievi parlano di valori nella norma o, se l'inquinamento c'è, non è colpa delle industrie che vi operano, è uno spiacevole regalo di attività svolte nel passato. Purtroppo non sono farneticazioni ma alcune delle risposte che organi di vertice della Regione e responsabili delle industrie di cui sopra hanno fornito a quanti, giustamente preoccupati per l'insostenibilità della situazione di inquinamento della Valbasento e della regione stessa, hanno sollevato scomode questioni, ottenendo in cambio soltanto ostilità. Perché la cosa più importante, di questi tempi, è non solleticare con domande pericolose, le dormienti coscienze dei cittadini, anestetizzate da anni di rodato scambio elettorale: tu mi voti, io ti sistemo e intanto mi arricchisco ai danni del territorio e della sua gente. Un sistema che è felicemente andato avanti per anni senza intoppi, almeno fino a quando il paese era ricco, c'era posto a sufficienza per tutti e la polvere stava comodamente nascosta sotto il tappeto. Solo che il tappeto oggi si è sollevato, peggio di un vaso di pandora che ha mostrato l'altra faccia di un sistema soltanto in apparenza efficiente, ma che negli anni ci ha portato ad una crescente disoccupazione, al costante spopolamento, allo sfruttamento indiscriminato delle risorse della nostra terra soltanto a vantaggio degli sfruttatori. E al popolo cosa è rimasto? Inquinamento e malattie.
Non è più un mistero che l'incidenza dei tumori nella nostra regione sia aumentata notevolmente, gli sos sull'ambiente sono stati lanciati ormai da più parti e tutto quello che abbiamo ottenuto sono state nuove chiacchiere e promesse che, a quanto pare, hanno sortito il loro effetto, portando al trionfo di quella classe dirigente, uguale ormai da vent'anni, che ora cerca maldestramente di porre rimedio ai suoi stessi danni.
Mistificazioni della realtà, occasioni di sviluppo mancate, una terra violentata e abbandonata a se stessa, per la quale neanche la sua gente ha la forza o la voglia di combattere, preferendo un muto immobilismo in perfetta linea con la cronica sindrome del gattopardo italiana: tutto deve cambiare perché non cambi niente. E infatti cambiano le poltrone, i punti di vista, le responsabilità vere e presunte, ma quello che non cambia mai è l'individualismo imperante che porta ognuno ad agire solo in considerazione del proprio personale vantaggio. Sono rare le occasioni in cui ci riscopriamo comunità unita e partecipe, che denuncia a gran voce i torti subiti, ma anche allora siamo divisi, c'è chi lotta per il tribunale che ci hanno tolto, chi per l'ospedale, che ad ogni giro di valzer elettorale viene proposto per un nuovo ingegnoso utilizzo (tranne quello per cui è nato: curare la gente), chi per lamentare l'inquinamento ambientale, ma non siamo mai tutti insieme a lottare per tutto quello che ci è stato tolto e che ancora ci toglieranno. Probabilmente molte generazioni sono ancora sotto l'anestetico effetto di tempi in cui il lavoro era un diritto ed un dovere, ed appartenere ad un partito significava riconoscersi in precisi valori, mentre altre brancolano nel caos di un futuro incerto che spaventa, ed intanto cercano di godersi una vita tutto sommato agiata e spensierata, perché per preoccuparsi c'è sempre tempo, anche se si rischia di arrivare troppo tardi.
Adesso non è tardi ed è il momento di svegliarsi e protestare, combattere e impugnare la matita elettorale come un'arma o non impugnarla affatto, almeno non per lasciare che ancora ci prendano in giro somministrandoci menzogne e promesse vane. Sarebbe utile, in certi casi, rispolverare un po' di rabbia, un sentimento che spesso viene demonizzato, ma incanalato verso obiettivi condivisi e concreti forse ci aiuterebbe ad uscire dal pantano in cui ci troviamo e svegliare finalmente "il can che dorme" ormai da tempo immemore.

Viviana Verri