Nell'emergenza coronavirus i pisticcesi si affidano al santo patrono Rocco
- Post 21 Marzo 2020
Ormai la gente, quella credente, non sa più a che santo affidarsi per chiedere il suo divino intervento per sconfiggere questo subdolo nemico che agisce di nascosto, pronto a colpire quando meno te lo aspetti. Ormai siamo in piena guerra con contagi e morti che non risparmiano gran parte della nostra penisola. Il popolo pisticcese, da sempre grande credente nei santi di cui è pieno il calendario, anche questa volta, non esita ad affidarsi, come del resto in altre occasioni gravi e meno gravi del passato, al protettore della citta, san Rocco ( 1295-1327), conosciuto universalmente come pellegrino e taumaturgo francese ( era nativo di Montepellier), che presenta molti tratti in comune con San Francesco d'Assisi del quale, si dice, fu un devoto e fervente epigono.
La sua vicenda umana, che forse non tutti conoscono, si dispiega in Europa nei primi del 1300 funestata dal flagello della peste. Il giovane Rocco, che faceva parte di una famiglia ricca e nobile, ex studente di medicina, non esitò a lasciare la sicurezza e gli agi della sua casa paterna per mettersi in viaggio, insieme al suo fedele cane e portare conforto e salvezza ad ammalati e sofferenti anche in Italia.
Dopo la sua morte, accanto al suo corpo, una tavoletta con scritta: "Chiunque mi invocherà, contro la peste, sarà liberato da questo flagello". E per questo, ancora oggi è il patrono dei malati infettivi, degli invalidi e dei prigionieri.
Naturalmente, ricordiamo noi, tenendo sempre a mente e rispettando alla lettera le norme che ci vengono impartite, a partire dalla più importante, quella di rimanere chiusi in casa e uscire solo per urgenza e necessità. La nuova peste, oltre all'aiuto del santo, si sconfigge anche così.
Michele Selvaggi