06Maggio2024

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Anche la Chiesa fa spending review. Papa Francesco vuol tagliare le diocesi. Matera-Irsina si salverebbe

L’hanno definita spending rewiew in salsa Vaticana. Si tratta del progetto di Papa Francesco che intende tagliare le diocesi per portarle dalle attuali 236 a 200.
Anche per la Chiesa, dunque, è tempo di soppressioni e accorpamenti: dopo il settore giustizia (in Basilicata ne hanno fatto le spese Melfi e Pisticci) e quello amministrativo, con il taglio delle Province, ora sembrerebbe toccare alla Chiesa. Tenendo conto che il Santo Padre ha indicato come criterio per il taglio la soglia dei 90mila abitanti, in Basilicata verrebbero soppresse o accorpate le diocesi di Acerenza (42.382 abitanti), Melfi - Rapolla - Venosa (popolazione di 88.829) e quella di Tricarico (39.686 residenti). Sarebbero
salve Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo, Matera – Irsina e Tursi - Lagonegro.
Naturalmente si tratta solo di ipotesi: nel progetto Vaticano, infatti, non c’è un elenco di diocesi da sacrificate sull’altare della spending review. La necessità di tagliare le diocesi, in realtà, viene da lontano e si pose sin dai primi anni dell’Unità d’Italia. Nessun significativo provvedimento, però, fu adottato fino alla stipula dei Patti Lateranensi, nel 1929, quando si giunse a un primo accordo per una ridefinizione del numero delle diocesi per farle maggiormente corrispondere al numero delle province civili.
Le disposizioni del Concilio Vaticano II e i numerosi interventi di Paolo VI hanno costituito un punto di partenza, a partire dalla metà degli anni ’60, per un progetto di riordinamento delle diocesi: è venuto così maturando in seno alla Chiesa Cattolica un bisogno di riforma della geografia ecclesiastica del Paese con la nomina di una Commissione, istituita dalla Cei, per riduzione a 119 delle circoscrizioni diocesane: un progetto che non si è realizzato. Con l’avvento della Regioni civili, poi, si è introdotto un nuovo aspetto di cui tenere conto anche per una contestuale riorganizzazione delle Regioni ecclesiastiche. Inoltre, durante la revisione concordataria compiuta tra il ‘76 e l’’84, ratificata nell’‘85, la Commissione ministeriale incaricata di studiare i
l problema ha riconosciuto il forte “squilibrio” tra popolazione e diocesi, affermando, però, che la questione non è di pertinenza dello Stato italiano.
Poco tempo dopo la Santa Sede ha provveduto alla riforma che ha portato, con il decreto della Congregazione per i Vescovi del 30 settembre 1986, a ridurre le diocesi italiane, e con esse le comunità ecclesiali assimilate, da un totale di 325 a 228, ora scese a 226: scenderanno ancora? Lo sapremo molto presto.

Piero Miolla
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno