26Aprile2024

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Moria di pesci nel Basento tra Ferrandina e Pisticci. Arpab: poco ossigeno e troppi fosfati

Il Basento è un grave malato che nessuno si preoccupa seriamente di curare. L’ultimo sintomo del pessimo stato di salute del principale fiume lucano è stato registrato lo scorso week end in una zona al confine tra Ferrandina e Pisticci.
Per circa due chilometri le sue acque sono diventate un cimitero di pesci di ogni specie. Carpe, carassi, cavedani, barbi, alborelle e anguille, vittime, molto probabilmente, di qualche sostanza sversata nel fiume. Il suo fondale, nei tratti interessati dal fenomeno, è diventato scuro, macchiato di un prodotto che a vista ed anche a naso sembra avere a che fare con il petrolio o qualche suo derivato.
I risultati delle analisi condotte dall’Arpab sui prelievi evidenziano la bassa presenza di ossigeno ed una elevata quantità di fosfati. Le indagini sulle carni dei pesci, invece, devono ancora essere note. Ma già gli elementi riscontrati potrebbero spiegare il fenomeno.
La Forestale sembra indirizzata a monitorare con attenzione alcuni scarichi nella zona industriale di Ferrandina, ma al momento non sembra essere nota con precisione l’origine dello sversamento. Non si esclude l’ipotesi di un autobotte che illegalmente abbia riversato delle sostanze chimiche nel fiume, facilmente raggiungibile in diversi punti nella zona interessata dalla moria.

L’evidenza immediata porta riscontri sulla vita dei pesci. Ma nei pressi degli argini del fiume abbiamo trovato le tracce evidenti di mandrie e greggi che regolarmente vi si abbeverano, usando la stessa acqua che, seppur impropriamente, può essere utilizzata per irrigare i campi o dissetare un airone così come la selvaggina che poi viene cacciata. Le carni di bovini e caprini, il loro latte ed i suoi derivati, la frutta e gli ortaggi arrivano sulle nostre tavole. I cinghiali, alcuni uccelli ed altre prede sono alimento di cacciatori e delle loro comitive. E tutti questi prodotti rischiano di essere contaminati dalla stesse sostanze che hanno provocato la moria dei pesci. E così il ciclo dell’avvelenamento da chimica entra nei nostri corpi e diventa un affare che ci riguarda da vicino più di quanto si possa immaginare.

A segnalare l’episodio ai Carabinieri ed ai Vigili del Fuoco, sabato scorso, un giovane pisticcese che si trovava in zona e che aveva frequentato lo stesso posto nei giorni precedenti. Francesco Quinto, questo il nome del ragazzo, oltre alla miriade di pesci morti di fronte al cui agghiacciante scenario si è ritrovato non appena sceso dall’auto, ha potuto notare la differenza di colorazione del fondale del fiume e percepire un cattivo odore che non era presente fino a qualche giorno prima. Con Francesco, Pisticci.com ha effettuato un sopralluogo ieri mattina. In acqua c’erano ancora tanti pesci a galla, ammassati soprattutto nelle anse del fiume. Il fondale risulta effettivamente scuro, macchiato da una sostanza nera ed il cattivo odore è evidente. Risaliamo il fiume per alcuni tratti. Lo scenario è lo stesso. La moria di pesci si estende in un percorso del Basento abbastanza lungo. Sufficiente a determinare una emergenza di natura ambientale che rivendica risposte a partire dalla certezze sulle cause della morte dei pesci, sulla tipologia di sostanze depositate sul fondale del fiume e, innanzitutto, sugli autori di questo ennesimo scempio.

Finora, a dire il vero, risposte esaustive non ne sono arrivate su altri casi di inquinamento riscontrati sul Basento ed anche sul Cavone. Giusto un anno fa, alla foce Cavone, si verificò un’altra moria di pesci. Le analisi sulle carni degli esemplari prelevati non dettero alcuna risposta. Quelle sulle acque non le abbiamo mai conosciute. Una spiegazione definitiva sulle cause del fenomeno non è mai arrivata. E, ovviamente, non è stato individuato alcun responsabile.
Stesso esito per l’inchiesta relativa allo sversamento di idrocarburi nel fiume Basento a partire dal canale di Tecnoparco. Un episodio verificatosi nell’ottobre del 2005, che causò notevoli danni all’ecosistema fluviale, diventato nero pece in diversi tratti e per numerosi chilometri fino alla sua foce. Le analisi evidenziarono elevati valori di cod, sostanze oleose totali ed idrocarburi totali. Ma di responsabili individuati e puniti nemmeno l’ombra.
La speranza, questa volta, è che le indagini possano portare a maggiori certezze e ad una precisa responsabilità. Troppe volte, in questo territorio, il clamore prodotto dalla novità di una notizia ha ceduto il passo agli ingombranti silenzi sopravvenuti non appena il richiamo mediatico ha esaurito la sua capacità di incuriosire. Ed è anche su questa indifferenza che punta per continuare ad agire indisturbato chi reitera a suo vantaggio il culto degli smaltimenti illeciti che, se non è ancora chiaro, spesso fa rima con ecomafia.

Roberto D'Alessandro