Fusti radioattivi: La Commissione Pecorella con il pentito Fonti tra Craco e Bernalda
- Post 09 Marzo 2010
Ieri Francesco Fonti ha fatto ritorno a Piana d’Oro, scortato da Carabinieri e Guardia Forestale ed in compagnia dei componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che ha disposto una missione in Basilicata e Calabria, per indagare su diversi aspetti relativi alle presunte attività di smaltimento illecito di scorie nucleari, effettuate mediante sotterramento, ma anche ricorrendo al sistema delle navi a perdere, ovvero attraverso l’affondamento di vecchie carrette del mare cariche di rifiuti radioattivi.
La questione complessa, intricata e tutta da verificare, era tornata alla ribalta l’anno scorso, in seguito a nuove dichiarazioni di Ciccillo Fonti, che questa volta aveva sostenuto di aver partecipato direttamente all’affondamento di alcune di queste navi a perdere, con particolare riferimento alla Cumsky, fatta scomparire in Calabria, al largo della costa di Cetraro. Sulla vicenda, in seguito alle pressioni della Regione Calabria, il Ministero dell’Ambiente ha condotto alcuni approfondimento, giungendo ad individuare una nave effettivamente affondata nei luoghi indicati dal pentito, ma non corrispondente alla Cumsky e, soprattutto, priva di materiale sospetto a bordo. In quello stesso periodo si parlo anche di un’altra nave affondata al largo di Maratea, ma in tal caso non sono stati trovati riscontri.
In queste nuove dichiarazioni Fonti fece anche riferimento all’affondamento di altre navi, o di contenitori carichi di rifiuti, al largo della costa jonica lucana, trovando il modo di ritornare sul presunto sotterramento dei fusti dell’Enea, riguardo ai quali è stata fornita una nuova versione: le scorie sarebbero state seppellite in zona della campagna bernaldese, a ridosso del fiume Basento.
Proprio per questo motivo, ieri, la Commissione d’inchiesta, assieme a Fonti, si è recata anche in territorio di Bernalda, dopo aver fatto un breve sopralluogo a Piana d’Oro. Cosa si volesse ottenere da questa visita non è molto chiaro, perché nell’agro di Craco Vecchio le attività di scavo avevano già fugato i dubbi e Fonti, cinque anni fa, aveva riconosciuto quei luoghi.
La Commissione d’inchiesta, nel pomeriggio, ha fatto visita all’Enea di Rotondella ed oggi si recherà in Calabria per proseguire e completare le attività di indagine sull’intera materia. Prevista, tra l’altro, l’audizione del presidente della giunta regionale, Agazio Loiero, e delle procure che indagano sui diversi casi denunciati.
Un’altra ragione che potrebbe aver spinto la Commissione d’inchiesta ad organizzare questa missione è rappresentata dalle dichiarazioni raccolte tra gennaio e febbraio di quest’anno dalle audizioni di altri due pentiti, legati in passato alla ndrangheta calabrese. Si tratta di Emilio Di Giovine e Stefano Carmelo Serpa (ovvero il pentito “Sigma”), assistiti entrambi dall’avvocato Claudia Conidi (che è pure legale di Francesco Fonti).
In particolare, in un’audizione con Sigma, sarebbero emersi particolari relativi ai presunti mandanti di alcuni smaltimenti illeciti. Rivelazioni scottanti, tanto da indurre il presidente Pecorella a secretare gli atti. Il riserbo su queste dichiarazioni non aiuta a schiarire le tinte offuscate di questa storia complessa, resa ancora più incerta da una nuova pista (forse contenuta proprio nei verbali secretati?) in base alla quale i fusti di Rotondella sarebbero stati seppelliti un po’ in Lucania ed un po’ in Calabria. Ma la storia è tutta da verificare. Restano, dunque, numerosi interrogativi e soprattutto la consapevolezza che, di fronte a tanto parlare ed a numerose ricerche, non sia mai stata trovata una pistola fumante.
Roberto D'Alessandro
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