03Maggio2024

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Fusti radioattivi: La Commissione Pecorella con il pentito Fonti tra Craco e Bernalda

Una nuova inchiesta per far luce sul presunto sotterramento di rifiuti radioattivi provenienti dall’Enea di Rotondella in territorio lucano. Questa volta, però, non è la magistratura ad indagare, ma la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta dal deputato Pdl Gaetano Pecorella.

L’iter della giustizia, che in questa storia corrisponde alla procura antimafia di Potenza, aveva invece archiviato le pratiche nel 2009, dopo una lunga serie di indagini condotte prima da Felicia Genovese e poi da Francesco Basentini e culminate con diverse attività di scavo, disposte dopo le rivelazione rilasciate nel 2005 dal collaboratore di giustizia Francesco Fonti. Quest’ultimo aveva raccontato di aver partecipato in prima persona alle attività di sotterramento illecito di una partita di fusti contenenti scorie nucleari presa dall’Enea di Rotondella e smaltita illecitamente per metà in Somalia e per metà in Basilicata. Fu lo stesso Fonti, ex esponente della ndrangheta calabrese, ad indicare alcuni luoghi dove cercare i fusti. Ma le sue ricostruzioni apparsero frammentate e contraddittorie. In un primo momento il pentito parlò di Coste della Cretagna, in territorio di Ferrandina. Poi, in un secondo sopralluogo nell’estate del 2005, portò gli inquirenti a Piana d’Oro, in agro di Craco Vecchio, lungo le sponde del Cavone. Proprio lì la magistratura dispose di effettuare alcuni scavi che, tuttavia, ebbero esito negativo. Le ricerche non portarono all’individuazione di alcun fusto.
Ieri Francesco Fonti ha fatto ritorno a Piana d’Oro, scortato da Carabinieri e Guardia Forestale ed in compagnia dei componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che ha disposto una missione in Basilicata e Calabria, per indagare su diversi aspetti relativi alle presunte attività di smaltimento illecito di scorie nucleari, effettuate mediante sotterramento, ma anche ricorrendo al sistema delle navi a perdere, ovvero attraverso l’affondamento di vecchie carrette del mare cariche di rifiuti radioattivi.
La questione complessa, intricata e tutta da verificare, era tornata alla ribalta l’anno scorso, in seguito a nuove dichiarazioni di Ciccillo Fonti, che questa volta aveva sostenuto di aver partecipato direttamente all’affondamento di alcune di queste navi a perdere, con particolare riferimento alla Cumsky, fatta scomparire in Calabria, al largo della costa di Cetraro. Sulla vicenda, in seguito alle pressioni della Regione Calabria, il Ministero dell’Ambiente ha condotto alcuni approfondimento, giungendo ad individuare una nave effettivamente affondata nei luoghi indicati dal pentito, ma non corrispondente alla Cumsky e, soprattutto, priva di materiale sospetto a bordo. In quello stesso periodo si parlo anche di un’altra nave affondata al largo di Maratea, ma in tal caso non sono stati trovati riscontri.
In queste nuove dichiarazioni Fonti fece anche riferimento all’affondamento di altre navi, o di contenitori carichi di rifiuti, al largo della costa jonica lucana, trovando il modo di ritornare sul presunto sotterramento dei fusti dell’Enea, riguardo ai quali è stata fornita una nuova versione: le scorie sarebbero state seppellite in  zona della campagna bernaldese, a ridosso del fiume Basento.
Proprio per questo motivo, ieri, la Commissione d’inchiesta, assieme a Fonti, si è recata anche in territorio di Bernalda, dopo aver fatto un breve sopralluogo a Piana d’Oro. Cosa si volesse ottenere da questa visita non è molto chiaro, perché nell’agro di Craco Vecchio le attività di scavo avevano  già fugato i dubbi e Fonti, cinque anni fa, aveva riconosciuto quei luoghi.
Al termine dei sopralluoghi condotti ieri, in ogni caso, non sono emersi elementi di rilevo né su Craco Vecchio né su Bernalda.
La Commissione d’inchiesta, nel pomeriggio, ha fatto visita all’Enea di Rotondella ed oggi si recherà in Calabria per proseguire e completare le attività di indagine sull’intera materia. Prevista, tra l’altro, l’audizione del presidente della giunta regionale, Agazio Loiero, e delle procure che indagano sui diversi casi denunciati.
Un’altra ragione che potrebbe aver spinto la Commissione d’inchiesta ad organizzare questa missione è rappresentata dalle dichiarazioni raccolte tra gennaio e febbraio di quest’anno dalle audizioni di altri due pentiti, legati in passato alla ndrangheta calabrese. Si tratta di Emilio Di Giovine e Stefano Carmelo Serpa (ovvero il pentito “Sigma”), assistiti entrambi dall’avvocato Claudia Conidi (che è pure legale di Francesco Fonti).
In particolare, in un’audizione con Sigma, sarebbero emersi particolari relativi ai presunti mandanti di alcuni smaltimenti illeciti. Rivelazioni scottanti, tanto da indurre il presidente Pecorella a secretare gli atti. Il riserbo su queste dichiarazioni non aiuta a schiarire le tinte offuscate di questa storia complessa, resa ancora più incerta da una nuova pista (forse contenuta proprio nei verbali secretati?) in base alla quale i fusti di Rotondella sarebbero stati seppelliti un po’ in Lucania ed un po’ in Calabria. Ma la storia è tutta da verificare. Restano, dunque, numerosi interrogativi e soprattutto la consapevolezza che, di fronte a tanto parlare ed a numerose ricerche, non sia mai stata trovata una pistola fumante.

 

Roberto D'Alessandro