29Aprile2024

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Dall’ecologia della natura all’ecologia dell’uomo: l’impegno della Chiesa a tutela del creato

Le problematiche relative alla tutela ambientale, che solo negli ultimi decenni sono uscite drammaticamente alla ribalda,  sono  al centro del pensiero e dell’attenzione della Chiesa, che viene giustamente considerata la voce più forte ed eloquente in materia, punto di riferimento anche dei trattati internazionali e delle conseguenti fonti normative, comunitarie e nazionali.
Basti consultare la dottrina sociale della Chiesa o passare in rassegna l’attività degli ultimi Papi per avere contezza del grande impegno profuso dalla Chiesa nel sollecitare la responsabilità degli uomini e delle donne a servirsi correttamente delle risorse naturali, senza mai abusare di esse, in quanto frutto dell’Amore di Dio Creatore verso l’intera umanità, specie verso quella più povera, sia contemporanea che delle future generazioni.

Non è possibile in questa sede richiamare con completezza gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, ma possiamo sforzarci di operare qualche flash, che ci faccia comprendere la grande importanza che ivi viene riconosciuta al problema e la grave responsabilità che conseguentemente grava sui cristiani per la tutela del creato.

Già Papa Paolo VI , nel 1971 quando appena si cominciava a parlare di ecologia – punto 21 dell’enciclica Octogesimaadveniens -  così ammoniva: “attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli [l’uomo] rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione. Non soltanto l’ambiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale; ma è il contesto umano, che l'uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l’intera famiglia umana”.

Il suo successore Papa Giovanni Paolo II  si rivelò fortemente  impegnato sul fronte della questione ambientale e, pur tralasciando i suoi molti ed indimenticati discorsi, basta quivi  richiamare le sue encicliche per comprenderne lo sforzo: “Familiarisconsortio”, “Sollecitudo rei socialis”, “Evangelum vitae”, “Centesimusannus”.

Di quest’ultima ci piace riportare uno stralcio particolarmente significativo. “Del pari preoccupante …. è la questione ecologica. L’uomo, preso dal desiderio di avere e di godere, più che di essere e di crescere, consuma in maniera eccessiva e disordinata le risorse della terra e la sua stessa vita.    …. Egli  (l’uomo) pensa di poter disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà come se essa non avesse una propria forma e una destinazione anteriore datale da Dio, che l’uomo può, sì, sviluppare, ma non deve tradire. Invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell’opera della creazione, l’uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura, piuttosto tiranneggiata che governata da lui” (CA 37).

Gli approfondimenti in materia operati da Giovanni Paolo II sono stati magnificati da Papa Benedetto XVI , con impegno costante ed encomiabile, di cui troviamo traccia in molti suoi discorsi e scritti e soprattutto nell’enciclica “Caritas in veritate” di cui di seguito  riportiamo gli stralci più significativi. “48. Il tema dello sviluppo è oggi fortemente collegato anche ai doveri che nascono dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale. Questo è stato donato da Dio a tutti, e il suo uso rappresenta per noi una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l'umanità intera... Nella natura il credente riconosce il meraviglioso risultato dell'intervento creativo di Dio, che l'uomo può responsabilmente utilizzare per soddisfare i suoi legittimi bisogni — materiali e immateriali — nel rispetto degli intrinseci equilibri del creato stesso. 50. …. All'uomo è lecito esercitare un governo responsabile sulla natura per custodirla, metterla a profitto e coltivarla anche in forme nuove e con tecnologie avanzate in modo che essa possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che la abita… Dobbiamo però avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch'esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla. 51.Lemodalità con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e, viceversa. Ciò richiama la società odierna a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del mondo, è incline all'edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano. ….Inoltre, quante risorse naturali sono devastate dalle guerre! La pace dei popoli e tra i popoli permetterebbe anche una maggiore salvaguardia della natura. …. La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l'acqua e l'aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l'uomo contro la distruzione di se stesso. È necessario che ci sia qualcosa come un'ecologia dell'uomo, intesa in senso giusto. Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l'« ecologia umana »è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio”.

Papa Francesco, pur insediatosi solo da poco più di un anno, ha subito mostrato grande sensibilità in materia ed ha preannunziato una  enciclica che dovrebbe avere come tema “L’ecologia del genere umano”. Nel frattempo è già divenuto famoso il suo discorso, tenuto il cinque giugno 2013 alla Giornata Mondiale dell’Ambiente, ove con dolcezza e fermezza ha richiamato ed ammonito gli Stati, le Istituzioni ed  i cattolici con le seguenti riflessioni .”Quando parliamo di ambiente, del creato, il mio pensiero va alle prime pagine della Bibbia, al Libro della Genesi, dove si afferma che Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero (cfr 2,15). E mi sorgono le domande: Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? … Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti. …Noi invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non la “custodiamo”, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura. …Ma il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale. ….. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. noi abbiamo questo compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”. ….Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti.…La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano”.

Gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa hanno fortemente influenzato  i trattati internazionali in materia e tra questi il più importante e cioè la fondamentale “Dichiarazione di Rio sull’ambiente e lo sviluppo” del 1992, che ha proclamato ventisette principi, dipoi acquisiti negli ordinamenti giuridici nazionali e sovranazionali, in cui si riconosce espressamente che : “Gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile. Essi hanno diritto ad una vita sana e produttiva in armonia con la natura (Principio 1). Il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo da soddisfare equamente le esigenze relative all’ambiente ed allo sviluppo delle generazioni presenti e future (Principio 3).  Tutti gli Stati e tutti i popoli coopereranno al compito essenziale di eliminare la povertà come requisito indispensabile dello sviluppo sostenibile.. (Principio 5)”.

In conclusione,  gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa sono di una chiarezza estrema nell’indicare, da una parte, le necessità di rispetto e di cura verso il creato e dall’altra,  le responsabilità che in merito gravano sulla Comunità internazionale, sugli Stati, sulle istituzioni, sui singoli cittadini e sulla stessa Chiesa: nessuno pensi di potersi considerare vero cristiano, nessuno si fregi di tale appartenenza, se nell’utilizzare le risorse naturali, ancor più se a scopo di lucro personale, ne abusa e le danneggia o consente ad altri, con il suo comportamento omissivo,  di poterlo fare.

Avv. Giandomenico di Pisa
Unione Giuristi Cattolici - Matera