07Maggio2024

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Semaforo di Tinchi relegato ad arredo urbano

E’ da tempo ormai che a Pisticci regna un po’ di confusione e non solo su quello che mi appresto a dire.
Eppure lo sforzo mentale, per far funzionare a dovere certe cose, non lo reputo poi così gravoso.
Immaginate di assegnare attraverso un codice binario e a seconda del periodo, il valore corretto di acceso o spento ad impianti che altrimenti potrebbero provocare gravi situazioni di pericolo.
Certo non è il caso delle luminarie di Natale che, a parte lo spreco, hanno animato una discussione, se volete, anche simpatica almeno per chi si è scatenato sui social.
Ma se sbagliamo il codice da attribuire agli impianti di pubblica illuminazione o agli impianti per la regolazione del traffico stradale, è lecito affermare che la faccenda si fa seria?
E’ inutile mettere il dito nella piaga evidenziando lo stato attuale degli impianti di illuminazione anche perché, se dovesse andare in porto la gestione privata degli stessi, a quel punto non avremmo più problemi. Pagheremo l’appaltatore che avrà tutto l’interesse a tenere spenti gli impianti per pagare meno care le bollette. Così, con buona pace di tutti, potremmo dire che: “più scuro della mezzanotte …”.
Approfondimento a parte merita ad esempio il semaforo di Tinchi che ormai da qualche anno, tranne qualche brevissimo periodo, è ormai relegato ad arredo urbano (di quelli che non passano inosservati per la grande bruttezza!).
A parte l’ironia, che ritengo utile in un momento in cui i parametri vitali del nostro Comune sono assenti e lo sconforto regna, sono sicuro che chi ha il dovere di intervenire prima che succeda qualche incidente grave, prima che l’ironia lasci il posto alla tragedia e alla ricerca delle responsabilità, lo farà tempestivamente.
In fondo si tratta di applicare correttamente il concetto di acceso, spento o … … … rotto.

Rocco Caramuscio