15Maggio2024

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Chiusura Agrobios: Mega propone una Scanzano per il lavoro

Dopo 26 anni di attività, un centro ricerca con 60 “alte professionalità'”occupate, ritenuto da tutti all'avanguardia nei settori biotecnologici dell'agricoltura, nel settore di erogazioni di servizi di alta specializzazione del monitoraggio ambientale, nelle analisi di laboratorio effettuate avvalendosi di tecnologie all'avanguardia,viene ritenuto dalla Regione Basilicata non più nelle condizioni di continuare la sua preziosa opera a servizio del mondo scientifico e della collettività.
A me non sfugge la delicatezza della situazione venutasi a determinare dal disposto combinato di una serie di provvedimenti legislativi che hanno determinato una seria difficoltà di programmazione e di affidamento di commesse da parte del socio proprietario del centro, nelle fattispecie la Regione Basilicata, ma allo stesso tempo, non può sfuggirmi nemmeno l'inerzia, il pressapochismo, la mancanza assoluta di un confronto di merito da mesi e mesi richiesto dal sindacato e, sempre di fatto ignorato, le bugie dette su ipotesi fatte di sera che la mattina seguente venivano disattese, l'assoluta mancanza di volontà politica progettuale tesa ad individuare una soluzione “di continuità produttiva”.
Nei corridoi regionali si dice: “le abbiamo provate tutte”. Nella regione ultima in classifica ISTAT per i dati sulla povertà, dove la disoccupazione  è un dramma con quella giovanile ed intellettuale ancora più drammatica ed insostenibile, ci si può permettere “l'insostenibile leggerezza” di liquidare un centro ricerca che occupa circa 60 addetti quasi tutti laureati, più una trentina di personale di indotto.
In una regione dove si estraggono circa 100.000 barili di petrolio al giorno e dove la politica in modo bipartisan ne programma il raddoppio in cambio delle solite promesse mediatiche di crescita e di sviluppo, puntualmente e drammaticamente smentite dai fatti, si continua a chiudere.
A me non sfugge il dato drammatico e insostenibile di tagli fatti dal governo nazionale, razzista e antimeridionalista, che stanno stritolando la tenuta sociale del sistema di welfare nazionale,drammaticamente sempre meno esigibile al Sud, ma, per onestà intellettuale, non può sfuggirmi neanche l'atteggiamento di una classe politica regionale che a mio avviso, sta sottovalutando la drammaticità e la portata della crisi e della disperazione che sta investendo sempre più larghe fasce di cittadini lucani. A volte presi da una sorte di impotenza e di disperazione la classe dirigente chiede anche a noi, cosa fare?
Io gli dico che innanzitutto dobbiamo tutti avere ben chiaro il dramma epocale che si sta vivendo, senza avere atteggiamenti di convenienza di parte,(a Roma si sostengono tesi, in Basilicata l'esatto contrario e viceversa). Poi dobbiamo "impadronirci" del nostro territorio e delle nostre risorse e subito dopo scambiarle con l'unica compensazione ambientale di cui il popolo lucano ha bisogno: IL LAVORO, quello vero, non quello mediatico.
E' insopportabile che nel mentre vi è uno sfascio socio-economico nella nostra regione, si continuano ad estrarre risorse del nostro sottosuolo vitali per la bolletta energetica nazionale in cambio del solito secolare atteggiamento di filantropia riservato dalla classe politica al popolo meridionale; non si riesce a trovare una soluzione per il centro ricerca Metapontum Agrobios; non si riescono a trovare i fondi per garantire a "tutta questa grande massa di cittadini e di famiglie lucane disperate" uno straccio di ammortizzatori in deroga. Gli uffici postali lucani,sono assaliti dalle code per avere lo sconto sulla carta carburanti (90 euro anno per i patentati lucani). Questa è la misera filantropia!!!!
Poi, sui giornali si leggono solo slogan; rilancio delle infrastrutture, rilancio dell'apparato industriale, rilancio dei servizi e così via sempre in maniera più mirabolante. A consuntivo tutto ciò si traduce solo nel rilancio di una antica e consolidata miseria.
Non abbiamo treni degni di tale nome; abbiamo un sistema viario prossimo al terzo mondo; non abbiamo una concreta ipotesi reale di politica industriale.
Nella nostra regione non c’è lavoro: i ricercatori dell'Agrobios, i G.E.L. (giovani eccellenze lucane laureati con 110 lode), gli operai della Valbasento, gli operai dei salottifici, i lavoratori agricoli, dell'edilizia, dell'indotto Fiat, sono tutti accomunati dalla disperazione del rischio di aver preso un tunnel senza ritorno. Un governo nazionale che passerà alla  storia come il peggiore dell'Italia repubblicana portatore di sfascio economico,morale ed istituzionale; una classe politica locale avvitata su se stessa, inadeguata alle tante moderne sollecitazioni di problemi vecchi e nuovi ai quali vanno date risposte concrete e non chiacchiere.
Dalla vicenda Agrobios deve iniziare una lotta e una protesta vibrante che coinvolga tutto il mondo istituzionale e tutti i cittadini. Bisogna mettere il lavoro al centro del dibattito politico.
Io chiedo e dico: “Petrolio solo in cambio di lavoro”, in caso contrario la smettano di  prenderci in giro con le schede carburante, lo sconto sul gas e amenità di questo genere. Il popolo lucano vuole lavoro, solo lavoro!! Niente lavoro, niente petrolio. La questione va posta al governo centrale con questi termini!
Le cose che si riescono a fare con le royalties sono importanti ma, non più sufficienti a garantire un minimo di esistenza dignitosa ai cittadini lucani.
A noi,tocca il compito misurato, civile ma determinato, di organizzare una protesta vibrante.
Una Scanzano per il "lavoro".
La misura e' ormai colma!

Fernando Mega
Coordinatore FILCTEM CGIL di Basilicata