26Aprile2024

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Ex Orsa Sud fra abbandono e incuria. Ci sono anche sostanze chimiche incustodite?

Un tir abbandonato da chissà quanti anni contenente balle di tessuto non tessuto, taniche accatastate nell’area immediatamente antistante l’ingresso del fabbricato, vetri rotti dappertutto. E’ lo stato in cui versa l’opificio che un tempo ospitava nell’area industriale di Pisticci scalo il capannone della Basind (ex Orsa Sud), azienda della Adler di Ottaviano collegata all’indotto Fiat, che in Valbasento produceva componentistica per auto ed impiegava trentacinque dipendenti.
La fabbrica, aperta nel 2000 grazie ai contributi pubblici e regionali intascati dalla proprietà, ha chiuso inesorabilmente nel 2009: un film da queste parti già visto tante volte. Da allora trentacinque persone a spasso e un capannone è alla mercé di chiunque. Abbiamo effettuato un sopralluogo.
Arrivando da una stradina nel nuovo comparto industriale di Pisticci si notano soprattutto i rifiuti disseminati qua e là lungo il ciglio della strada, solo parzialmente coperti dalle erbacce: c’è di tutto, dalle onduline di amianto agli pneumatici, da materiale in plastica a chissà quante altre cose.
Arrivati dinanzi all’ex opificio della Basind fa bella mostra di sé il tir parcheggiato all’interno dell’area: è ancora carico di balle di materiale che avrebbe dovuto essere lavorato. Più avanti, poi, ci sono colonne di taniche “parcheggiate” così, senza alcuna protezione: non tutte sono vuote. In origine contenevano distaccante, isocianato, colla, poliolo: materiale che le maestranze adoperavano per produrre i componenti della automobili Fiat.
L’ingresso del capannone è aperto: può entrare chiunque anche perché la stessa recinzione che delimita la strada dall’area dell’ex fabbrica è stata tranciata. All’interno si notano numerosi frammenti di vetro e tantissime taniche, molte delle quali ancora piene: se non fosse per i vetri rotti, sembrerebbe ancora in produzione. Qualcuno poi sostiene che, dopo la chiusura della fabbrica, questo capannone ha ricevuto molte visite: da quelle degli abitanti di un campo rom che si erano provvisoriamente fermati a Pisticci scalo, a quelle di alcuni pusher. Insomma, da sede di lavoro e produzione a luogo di chiunque, senza padroni né custodi.
Dopo aver sperperato tanto soldi pubblici, possibile che adesso quel capannone debba vivere giorni così tristi e che nessuno riesca a custodirlo, magari togliendo di mezzo le sostanze chimiche ancora presenti in loco che potrebbero essere pericolose?

Il capannone in questione è di proprietà del gruppo Orsa, ma dovrebbe essere gestito dalla Adler, azienda di Ottaviano che qualche anno fa rilevò l’attività di Pisticci scalo. La fabbrica basentana iniziò producendo fianchetti per l’Alfa 156 di Pomigliano d’Arco, per poi passare ai frontali insonorizzanti per la Stilo e la Grande Punto.
Alcuni lavoratori hanno denunciato di aver utilizzato, nel corso dell’attività lavorativa, anche sostanze come trielina, spray, chem trend (sostanza altamente tossica e pericolosa all’inalazione): il tutto, hanno confermato le maestranze, senza le dovute ed adeguate protezioni. Un tema, quello delle sostanze utilizzate e della scarsa protezione offerta ai dipendenti, sempre attuale pur in presenza di una fabbrica cessata. Quelle sostanze sono ancora presenti nelle taniche abbandonate all’interno del capannone?

Piero Miolla
pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno