26Aprile2024

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Pescatore scomparso, il mistero si infittisce. I familiari: 'C'erano altri natanti nella zona'

Quella dell'incidente probatorio sulla barca di Nunzio Santorsola è una delle richieste della famiglia dell'uomo scomparso in mare il 10 ottobre scorso. E' stata avanzata assieme ad altre, relative ai tabulati ed alle celle telefoniche, alla procura di Matera che sul caso ha aperto un'inchiesta. Lungi dal voler creare clamore, i familiari chiedono di vagliare tutte le ipotesi possibili senza dare per scontato che alla base di questa brutta storia vi sia un incidente di pesca.
Nella denuncia si fa riferimento ad alcuni dettagli, come la scomparsa da bordo di entrambe le canne del pescatore appassionato di spinning, una tecnica di lancio e recupero che si pratica con una sola canna da pesca. E poi c'è la storia del cellulare di Nunzio, prima spento (poiché bagnato, come detto ad un amico trovato in mare all'ora di pranzo), poi acceso tanto da ricevere due chiamate di un altro amico alle 18.06 ed alle 18.58, e poi nuovamente spento. A quelle telefonate Nunzio non ha risposto, ma unitamente ad altri elementi (le luci accese a bordo e l'osservazione del tracciato GPS del natante), aiutano a capire che la circostanza per la quale l'uomo non era a bordo all'ora del ritrovamento della barca, circa mezzanotte del 10 ottobre, si è verifica non prima delle 18.58.
E poi ci sono i dubbi di chi conosceva le abitudini di Nunzio, come quella di non mettere mai il telefono in tasca, ma di lasciarlo in un marsupio regolarmente ritrovato a bordo, a differenza dello smartphone. "Occorrerebbe immaginare che mio fratello sia caduto in acqua, quando il mare era sceso, portando con sé due canne da pesca ed il telefonino che non teneva mai in tasca", aveva detto ieri al nostro giornale Salvatore Santorsola, il fratello di Nunzio, che parla con cognizione di causa, per non essere estraneo al mondo della pesca. Proprio con il fratello condivideva quella passione, seppur in maniera meno frequente. "Solo ad ottobre – aggiunge Salvatore - sono andato a pesca con Nunzio, su quella barca, per cinque giorni di seguito. Una ventina di uscite all'anno con lui le ho sempre fatte, quindi conosco le sue abitudini. So dove posizionava il telefono, come sistemava le sue canne e come si muoveva mentre recuperava una preda".
Pescatore esperto, Nunzio aveva accumulato oltre 1000 ore di navigazione in circa un anno e mezzo. Certo, per ogni dubbio si può avanzare una spiegazione: una canna potrebbe essere stata persa prima oppure aver rappresentato proprio l'oggetto nel quale, ormai buio e con un moto ondoso comunque presente, l'uomo è inciampato ed il telefono, contro ogni abitudine, potrebbe essere finito in tasca oppure caduto in mare per altre circostanze. L'idea dell'incidente resta ovviamente in piedi, ma il ventaglio delle altre ipotesi va setacciato con metodo, assieme ai vari dettagli, per fugare i punti di domanda. Di qui la richiesta di ispezionare la barca alla ricerca di tracce ematiche, ma "anche di qualunque altro elemento utile ad aiutarci a capire", aggiunge Salvatore.
Un altro aspetto andrebbe approfondito per avere un quadro ancora più chiaro: "Da testimonianze e comunicazioni sui canali radio durante le ricerche, in presenza anche della Capitaneria di Porto, è emerso – ricorda Salvatore - che c'erano anche altre barche in mare, oltre a quelle uscite per cercare mio fratello. Individuando quelle barche si potrebbe chiedere se quel giorno hanno potuto accorgersi di qualcosa".
In attesa di nuovi sviluppi, la speranza resta sempre quella di ritrovare Nunzio. La trasmissione 'Chi l'ha visto?' non ha trattato il caso nella sua ultima puntata per modifiche last minute del palinsesto, ma nei passaggi tv mattutini (e sul sito) ha mostrato la scheda di Nunzio, nella speranza che anche questo elemento possa aiutare nelle ricerche.

Roberto D'Alessandro
pubblicato su Il Quotidiano del Sud