26Aprile2024

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Clelia Croce, da Gerusalemme a Taormina Pisticci ha la sua voce nella lirica

"La musica fa bene al cuore e all'anima" sentenziava secoli fa il filoso greco Platone: non può che essere d'accordo Clelia Croce, voce lirica del Sud che sta riscuotendo grande successo in giro per il mondo, incantando teatri e luoghi di cultura con il suo strepitoso talento e la sua magica voce.
La cantante lirica pisticcese si gode un successo meritato che ripaga anni di sacrifici e promette di non fermarsi qui, consapevole che non si smette mai di crescere e migliorarsi, soprattutto in campo artistico. La musica lirica, poi, è un'esperienza culturale meravigliosa, difficile da raccontare a parole viste le emozioni intense che sa regalare e che toccano le corde più intime dell'animo umano.
Clelia Croce è reduce dall'esperienza artistica in Sicilia, presso la chiesa di Santa Maria dei Giardini Naxos, dove si è esibita con il tenore siciliano Riccardo Palazzo, regalando una serata di grande livello culturale al pubblico presente che ha molto apprezzato le doti canore dell'artista lucana.
L'amore per la lirica di Clelia nasce attraverso la passione del padre, vero ammiratore di melodramma e assiduo frequentatore di spettacoli teatrali: "La mia passione nasce da bambina - racconta Clelia Croce al termine del suo ultimo concerto a Taormina- Mio padre ha lavorato a Roma per quarant'anni e ogni fine settimana tornava a Pisticci per stare con la sua famiglia. Non potendo quindi assistere alle opere teatrali nella Capitale, ammirava quei meravigliosi spettacoli in VHS: io, naturalmente, ascoltavo quelle rappresentazioni straordinarie e mi ritiravo nella mia cameretta per cercare di imitare le voci femminili. Tutto questo ha fatto venir fuori il mio talento naturale, coltivato a partire dall'età di quindici anni con lo studio di canto e pianoforte".
Lo studio di uno strumento legato alla voce, infatti, è fondamentale per qualsiasi cantante: " Ho deciso di perseverare in quello che più mi piaceva - continua la cantante pisticcese - Mi sono iscritta al Conservatorio "Duni" di Matera e lo scorso novembre ho conseguito la Laurea Magistrale in Discipline Musicali: una formazione a 360° gradi che comprenda tutte le discipline legate alla musica è naturalmente una base solida per qualsiasi artista. In questi anni ho partecipato a ben ventidue master di alto perfezionamento: per noi è importante non interrompere mai gli studi per avvicinare il più possibile il nostro suono alla perfezione e migliorare ogni aspetto interpretativo così da rendere la performance indimenticabile per lo spettatore".

Quali sono gli scenari in cui ti sei esibita che non potrai mai dimenticare per le emozioni vissute?
Come ogni carriera che si rispetti, anche io ho iniziato dal circondario per poi girare tanti posti incredibili. Ho percorso tutta l'Italia, da Nord a Sud, ho frequentato un corso di canto diretto da Katia Ricciarelli, donna molto umile, ma severa nell'insegnamento e che ha saputo darmi tanto in termini umani e artistici. Tra i vari luoghi in cui ho avuto il privilegio di cantare, non posso dimenticare il Giardino del Getsemani di Gerusalemme: era il 2012 e mi esibii accompagnata dall'Orchestra del Conservatorio di Matera. Per una persona come me con un certo spirito religioso questo evento ha assunto connotati particolarmente emozionanti. L'altra esperienza molto significativa risale allo scorso agosto, quando mi sono esibita presso il Teatro Antico di Taormina, un posto che ti toglie il fiato per quelle pietre intrise di storia che vanno a costituire un posto davvero magico e con una capienza quasi pari all'Arena di Verona. In quell'occasione mi esibii avendo vinto precedentemente un concorso organizzato dall'Italian Opera Stars di Taormina: venni selezionata insieme ad altri artisti e fu un'emozione stupenda.

In che modo la musica lirica ha inciso nel tuo percorso di vita come donna e come artista?
Per me la musica classica è fondamentale: tanti studi medici, infatti, sottolineano quanto questa disciplina faccia "danzare" il nostro DNA perché provoca effetti benefici sul nostro cervello e studiarla sin dalla tenera età favorisce lo sviluppo della nostra mente. Questo rende lo studio della musica classica altamente formativo e ti permette di maturare più velocemente: nel periodo della mia infanzia, infatti, sognavo di ricevere un pianoforte o le videocassette di qualche opera teatrale, tutto ciò a testimonianza di quanto fosse già molto intimo il mio legame con la musica. Questo particolare stile della musica, inoltre, forma in te un grande senso di rispetto nei confronti delle altre persone che è qualcosa di incredibilmente utile nella vita.

Quale grande artista rappresenta per te un modello da cui prendi ispirazione per la tua arte?
Non vorrei risultare scontata, però il mio mito non può che essere Maria Callas. Tante artiste sono state paragonate a lei, ma credo che non ci sono realmente imitazioni valide: lei è un'artista inarrivabile, è semplicemente la storia e resta tale. Sicuramente queste icone della lirica ci permettono di avere un modello di altissimo livello da cui prendere spunto nel nostro lavoro e nel nostro processo di formazione. Per quanto riguarda la voce maschile, invece, il grande Pavarotti è un altro importante esempio di lirico straordinario.


La musica lirica è stata protagonista per secoli della cultura artistica internazionale, mentre negli ultimi anni c'è stata una flessione non tanto nel livello qualitativo, quanto nell'attenzione dei mass media che le riservano un ruolo quasi "secondario". Come ti spieghi questa scelta?
La musica lirica nasce e vive nel teatro: noi purtroppo siamo abituati a conoscere tutto ciò che ci propongono i mass-media; al di là di questo, la musica lirica continua a vivere nei luoghi di cultura e nei teatri e continua a regalare emozioni che nessun'altra disciplina credo sappia regalare. E' vero che la lirica non vive il suo periodo d'oro come poteva essere qualche tempo fa: in passato, infatti, gli stessi media le davano un maggiore spazio sul piccolo schermo grazie a Katia Ricciarelli, a Luciano Pavarotti ed altri: oggi c'è poca attenzione verso questa forma di arte, una vera contraddizione visto che l'Italia è considerata la "culla del melodramma". Questa scelta distorce la visione stessa del cantante lirico: spesso il mio lavoro è visto come un hobby, ma naturalmente dietro c'è una formazione importante e un grande investimento umano, messi in secondo piano da questa ignoranza, intesa nel significato più letterale del termine. Così facendo, infatti, si ignorano le radici della nostra cultura.

Cosa porti nel tuo lavoro dell'essere lucana?
Lucana significa anche essere mediterranea e questo si nota molto nel mio modo di cantare. Senz'altro sono molto legata ai valori che la mia famiglia mi ha insegnato e che spesso si sono rivelati determinanti nel teatro, mondo insidioso in cui spesso ci sono proposte poco carine che tu puoi declinare senza problemi solo se hai determinati valori che la mia terra mi ha saputo trasmettere.

Un sogno nel cassetto per la tua carriera?
Fortunatamente grazie al mio studio ho raggiunto importanti traguardi: non sono il tipo che si ferma e so che solo attraverso il sacrificio e la preparazione potrò fare ancora tanto. Il mio desiderio è far conoscere la mia arte ed essere conosciuta per questo: è molto più gratificante essere apprezzata dagli altri piuttosto che vantarsi da sé. Il momento più magico del mio lavoro è leggere l'emozione negli occhi dello spettatore durante le performance, elemento fondamentale che ti fa capire che stai arricchendo qualcuno con la tua arte. Naturalmente spero di fare tutto questo nei più importanti palcoscenici internazionali e poter collaborare con i più grandi artisti del settore.

Andrea Cignarale