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Angela Cipriano dà voce alla Concordia. Dalla giornalista montalbanese un libro sulla tragedia del Giglio

La Basilicata continua a stupire, non solo per le sue strepitose bellezze architettoniche e paesaggistiche che ogni giorno lasciano senza fiato migliaia di turisti, ma soprattutto per la laboriosità dei suoi figli che, in giro per il mondo, rendono onore ad una terra spesso bistrattata e dimenticata.
Tra i lucani che si fanno onore oltre confine c'è anche Angela Cipriano, giornalista originaria di Montalbano e residente in Toscana: laureata in Scienze Politiche, la giovane scrittrice della città jonica è in giro per la regione in cui vive per presentare il suo libro "Le Voci della Concordia", opera che tratta, attraverso i racconti degli sventurati e dei soccorritori, delle ore del drammatico schianto della nave da crociera in cui persero la vita trentadue persone, con gli occhi del mondo che si riversarono repentinamente su quel transatlantico, adagiato su un fianco a pochi metri dalle sponde dell'isola del Giglio, immagine ormai indelebile e di grande impatto emotivo.
Angela Cipriano, in quegli anni studentessa presso l'Università di Siena, ha raccontato nella sua tesi di laurea quei giorni intensi attraverso l'attività frenetica del giornalismo locale che fece i conti con un evento drammatico ed eccezionale come quello, con le ormai note "gesta" del capitano Schettino, le difficoltà nei soccorsi e nello spostamento della nave e il dramma di intere famiglie spezzate da una tragedia umana immane.
"Il mio libro ‘Le voci della Concordia’ porta avanti un progetto iniziato con la mia tesi di laurea in Scienze Politiche che ha per argomento il terribile naufragio della Costa Concordia davanti all’isola del Giglio” racconta la giovane scrittrice montalbanese. “Il volume – prosegue - è scritto insieme a  Guido Fiorini, giornalista del quotidiano “Il Tirreno” che la notte della tragedia era a capo della redazione di Grosseto, quella da subito in prima linea nella cronaca degli eventi. L’ idea è stata quella di unire le nostre competenze sull’argomento per offrire  al lettore uno strumento in più per capire una vicenda che, in tre anni, ha mostrato sfaccettature molto complesse".
Sfogliando le pagine del libro della scrittrice montalbanese si possono leggere interviste esclusive effettuate a chi quel naufragio l'ha vissuto sulla sua pelle e a chi ha curato i soccorsi dopo l'impatto, storie di altissimo contenuto emozionale che si intrecciano con la cronaca di quelle drammatiche giornate: "Queste voci costituiscono tante tessere di un grande e difficile mosaico che è la Concordia - prosegue Angela Cipriano- Abbiamo utilizzato il criterio cronologico per agevolare la comprensione  degli eventi. Si parte dal dramma della notte del 13 gennaio 2012 per arrivare alla sentenza di primo grado pronunciata l’11 febbraio 2015 presso il Tribunale di Grosseto".

Tirando le somme su un progetto del genere, che tipo di esperienza pensa di aver vissuto?

È stata un’esperienza professionale caratterizzata da una componente  emotiva molto forte che rimarrà indelebile per sempre. Da semplice studentessa ho avuto il privilegio di poter entrare nella famosa centrale operativa della Capitaneria di Porto di Livorno e parlare per tre ore con il comandante De Falco, di salire al quinto piano della sede centrale della Protezione Civile ed essere ricevuta dal prefetto Gabrielli. Ho incontrato il sindaco del Giglio, il parroco che quella notte aprì la chiesa ai naufraghi, ho raccolto l’unica intervista dell’ufficiale cartografo della Concordia.  Ho avuto l’opportunità di seguire le udienze nel Teatro Moderno di Grosseto e conoscere da vicino tutti gli attori del processo.  Poi c’è stato l’incontro con le naufraghe Ester e Patrizia che, attraverso i loro racconti,  hanno ricostruito minuto per minuto l’angoscia di quella notte a bordo della nave. Infine l’abbraccio più  toccante, quello con Concetta e Francesca, sorella e figlia di Luisa Virzì, una delle 32 vittime del naufragio. Quando incroci gli sguardi di chi è stato coinvolto così profondamente da questa tragedia del mare, è impossibile non cedere alla commozione. Alcune testimonianze, come quelle di Concetta e di Kevin, fratello di Russel Rebello, un’altra vittima, rimarranno sicuramente tra le pagine più intense del nostro libro. Sono loro ad aver dato voce a chi non ce l’ha più.

Quanto è stato difficile raccogliere le testimonianze delle persone scampate alla morte?

Intervistare chi è riuscito a sopravvivere ad un dramma come quello della Concordia non è stato facile. Fondamentale è che si crei subito un’empatia durante l’incontro. Sono interviste che non sono mai riuscita a preparare prima di conoscere la persona. Chiedere a qualcuno di ripercorrere momenti della propria vita che lo  hanno segnato in modo così profondo significa non perdere mai di vista un concetto fondamentale, il rispetto. Bisogna osservare i gesti, gli sguardi, ascoltare attentamente ogni sfumatura della voce  per capire quando si può continuare o è arrivato il momento di fermarsi.

Che idea si è fatta su questa tragedia?

Sicuramente siamo di fronte ad una vicenda su cui, come spesso accade in Italia, mediaticamente si è scritta la parola fine troppo presto. Ormai sembra che i processi si facciano più nei salotti televisivi che nelle aule di tribunale. Siamo abituati ad emettere sentenze senza appello quando si svolge ancora il primo grado di giudizio dimenticando che viviamo in uno Stato garantista, dove vi è la presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva. Il comandante Schettino è al momento condannato a 16 anni e un mese per il naufragio, ma non possiamo negare che il processo di primo grado lascia aperti molti dubbi che riguardano un’intera organizzazione che, probabilmente, quella notte non ha funzionato. In appello verranno portate avanti le posizioni non solo della difesa e dell’accusa, ma anche delle parti civili che, con grande determinazione, ritengono che sulla Concordia ci fossero malfunzionamenti nei sistemi di navigazione e di sicurezza che hanno contribuito a causare le morti.  

Si  aspettava un successo del genere per il suo libro?

No, sinceramente non me l’aspettavo. Non era facile che avesse successo un libro neutrale, che non segue la corrente colpevolista, ma fa leva su concetti che rimandano al garantismo. L’obiettivo mio e di Guido era  quello di fare un lavoro rigoroso, eliminando quegli elementi sensazionalistici e di gossip che spesso hanno caratterizzato i racconti sul naufragio. Per fortuna la gente ha apprezzato una scelta che, sulla carta, era senza dubbio impopolare.

Parlando della sua carriera, quali sono le qualità che non devono mai mancare in un giornalista?

Sicuramente non devono mancare la curiosità e il coraggio di raccontare sempre la verità, specialmente quella scomoda. E poi la credibilità, requisito fondamentale per costruire un rapporto di fiducia con il pubblico.

Cosa porta della sua terra nel suo lavoro?

Con la Lucania ho un legame fortissimo, nonostante mi sia trasferita in Toscana dal oltre dieci anni. Lucani si rimane per sempre e ovunque.  La nostra è una terra meravigliosa che fa della semplicità e dell’autenticità i suoi punti di forza. Qualità che cerco sempre di trasferire in quello che scrivo.

Spesso in giornalismo italiano è travolto da pesanti critiche che ne minano la credibilità. Qual è la sua posizione in proposito?

Non amo molto generalizzare. Come in tutte le professioni anche nel giornalismo c’è chi lavora meglio e chi peggio. Quello che non mi piace è quando la cronaca  viene eccessivamente spettacolarizzata, puntando sul sensazionalismo a tutti i costi proprio come è avvenuto per il caso Concordia. Parlando del giornalismo lucano, mi piace l’entusiasmo e la passione con cui molti giovani si approcciano ad una professione non facile e non certo remunerativa. La Basilicata è una regione piccola che però ha sempre avuto giornali di grande qualità. Spero che Matera 2019 possa essere una boccata di ossigeno anche per le testate locali che un po’ ovunque risentono della crisi. Faccio un grande in bocca al lupo a tutti coloro che avranno il compito di gestire l’informazione di un evento così importante per la nostra terra.

I suoi prossimi progetti e impegni professionali?

Tra i miei prossimi progetti c’è sicuramente la collaborazione con alcuni settimanali e il libro conclusivo sulla tragedia della Concordia che uscirà dopo la sentenza definitiva e sarà scritto sempre a quattro mani con Guido Fiorini. Intanto, dopo la presentazione de "Le Voci della Concordia" a Porto Santo Stefano, il 27 ottobre io e Guido Fiorini ci sposteremo presso la sede del Consiglio Regionale Toscano.

Andrea Cignarale