20Maggio2024

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Petrolio in mare. Regione impugna decreti ministeriali. Pisticci convoca Consiglio straordinario

La Giunta regionale ha approvato nella seduta di ieri, venerdì 30 ottobre, con delibere n. 1372 e 1373, l’impugnazione dinnanzi al Tar del Lazio, dando mandato nel merito all’Ufficio Legale di procedere con gli atti necessari, dei decreti del Ministero dell’Ambiente n. 212 e 213 del 13 ottobre 2015 che autorizzavano 2 istanze di permessi di ricerca idrocarburi nel mar Jonio presentati dalla società Shell Italia E&P Spa.

CONSIGLIO STRAORDINARIO A PISTICCI - Il comune di Pisticci ha convocato per il prossimo sabato 7 novembre un consiglio comunale straordinario congiunto con i comuni della Basilicata e dell’arco jonico per discutere eventuali iniziative da prendere sulle attività di ricerca ed estrazione idrocarburi nel mar Jonio.
La seduta è aperta ai parlamentari lucani, ai consiglieri regionali e provinciali di Basilicata, Calabria e Puglia, ai sindaci dei comuni della costa jonica di Basilicata, Calabria e Puglia, ai presidenti Anci, alla popolazione, alle associazioni ed ai comitati di difesa del mar Jonio dalle trivellazioni.
Il consiglio comunale straordinario è stato convocato nella sede delle delegazione comunale di Marconia alle ore 10.00 di sabato 7 novembre ed eventualmente in seconda convocazione alle ore 10.00 di martedì 10 novembre.

ON. LATRONICO - “E’ necessario richiamare l’attenzione del Governo su una questione che è stata oggetto di una serie di interrogazioni, compresa una mia di recente, relativa alle autorizzazioni che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha rilasciato ad alcune compagnie petrolifere per portare avanti una campagna di ricognizione ai fini della ricerca petrolifera nel Mar Ionio.  La verità è che questa iniziativa è fortemente contrastata dalle regioni. Sono dieci i Consigli Regionali che si sono opposti, alcuni depositando in Cassazione quesiti referendari contro le trivellazioni del mar Ionio”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (FI).
“E’ controversa anche la tecnica dell’’air gun’, che rappresenta, appunto anche nella letteratura scientifica, una tecnica controversa per l'impatto ambientale che questa può avere sul contesto ambientale. Parliamo dell'arco ionico, lucano, pugliese, calabrese, dell'area della ‘Magna Grecia’, che conserva enormi patrimoni archeologici ed ambientali.  Io credo che il Governo, di fronte a questa posizione così contraria da parte delle popolazioni e da parte delle regioni, abbia il dovere di prendere atto e di aprire un tavolo di consultazione, ma di tornare anche in Parlamento e di discutere la propria strategia”.

LEGAMBIENTE BASILICATA - “Il nostro Paese adesso è con le spalle al muro. Non si ci sono più scuse che tengano. Il messaggio contro le trivellazioni previste dagli articoli dello Sblocca Italia è forte e chiaro e arriva ormai anche al di fuori dei confini nazionali: il Paese non ha bisogno di inutili e dannose trivellazioni serve piuttosto urgentemente una diversa strategia energetica che liberi il Paese dalle fonti fossili e garantisca la qualità del territorio ed il benessere della popolazione, non gli interessi dei petrolieri”
E’ il commento della Legambiente Basilicata alla notizia della Croazia che ha deciso di sospendere i progetti per la realizzazione di piattaforme petrolifere al largo delle proprie coste così come dichiarato dalla delegata dell’ambasciatore croato in Italia, Llija Zelalic la quale, peraltro, ha anche chiesto all’Italia di adottare un’analoga misura.
L’associazione coglie l’appello croato e lo rilancia non solo all’intero Paese ma in particolare alla Regione Basilicata affinché lo stesso possa avvenire rispetto alle autorizzazioni alla Shell ad effettuare ricerche di idrocarburi nel Mar Jonio. In particolare - alla luce anche di quanto emerso nelle tre giorni che si è tenuta a Spalato tra rappresentanti di organizzazioni e movimenti ambientalisti di Albania, Croazia, Montenegro, Slovenia e Italia che aderiscono al network SOS Adriatico con l'intento di dare vita a una piattaforma comune per difendere l'Adriatico dai petrolieri e al quale, per l'Italia, hanno partecipato Legambiente, i movimenti No Ombrina e Trivelle Zero Marche – è doveroso mettere definitivamente un punto alla questione delle autorizzazioni in mare.
Un punto che, ribadisce la Legambiente Basilicata, certamente non sta a significare la chiusura del capitolo sulla questione energetica in Basilicata, ma l’inizio di uno successivo, che riguarda lo stop alle estrazioni “come in mare così in terra”. Il  calcolo costi-benefici dell’impatto economico, sociale e ambientale di questo approccio è assolutamente perdente quando si pensi che l’inquinamento sistematico e il rischio di incidente mettono a rischio aree di pregio naturalistico e paesaggistico, dove si svolgono fiorenti attività economiche legate ai settori delle pesca e del turismo per cercare di estrarre petrolio di bassa qualità che potrebbe coprire, valutate le riserve certe a terra e a mare, il fabbisogno nazionale per appena 13 mesi. E’ quindi fondamentale che le amministrazioni si impegnino per chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi: la vera politica energetica da seguire è quella delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, non quella delle fonti fossili.

MEDITERRANEO NO TRIV - Il delegato dell’Ambasciata di Croazia in Italia Llija Zelalic, nel corso del convegno tenuto ad Ortona (Chieti) sulla Macroregione Adriatico-Ionica, ha dichiarato che la Croazia ha sospeso i progetti per le piattaforme per la ricerca del petrolio nel mare Adriatico.
Lo scopo perseguito con l’interruzione dei procedimenti di autorizzazione delle ricerche di petrolio nei mari dell’Adriatico è di salvaguardare le coste della Croazia  e la risorsa economica del turismo considerata di enorme rilevanza e ancora da sviluppare per i Paesi che si affacciano sull’Adriatico. La decisione del Governo Croato è di segno opposto rispetto a quello perseguito dall’Italia che con le recenti disposizioni normative ha, di fatto, configurato l’accelerazione dell’iter autorizzativo delle trivelle.

Quindi, mentre un Paese come quello della Croazia decide di anteporre agli interessi dei petrolieri quello dei numerosi addetti al settore del turismo e della pesca, il nostro Governo con lo Sblocca Italia definisce i progetti di ricerca e di estrazione di idrocarburi, opere indifferibili, urgenti e addirittura di pubblica utilità.
Eppure in questi lunghi mesi di contestazioni anche dure e accese con quella parte del mondo politico che considerava inutile parlare dello Sblocca Italia o che addirittura contestava le argomentazioni dei cittadini a difesa dei nostri mari e delle nostre terre sostenendo che mentre in Italia si dice no al fossile, al di là del mar Adriatico la Croazia le voleva ad ogni costo, i cittadini hanno compreso che in Italia a farla da padrone è la cattiva informazione.
In effetti, agli ambientalisti è stato spesso contestato  di voler impedire lo sviluppo economico del nostro Paese mentre altri, bagnati dalle stesse acque, avrebbero autorizzato a tutto spiano.
Ora però arriva la notizia del blocco delle trivelle in mare dalla Croazia a dimostrazione che esistono governi in grado di ascoltare e accogliere le richieste dei cittadini ma soprattutto, di farsi interpreti di uno sviluppo economico concentrato sul turismo e sulla pesca, voci economiche di tutto rispetto soprattutto per l’Italia.
Ma la cattiva informazione continua la sua strada per convincere i cittadini al fossile. E se quindi non è più possibile sostenere che anche la Croazia vuole le trivelle, senza timore di essere sbugiardati dai fatti, in Italia si fanno strade due teorie.
La prima è quella che  turismo e pesca  possono tranquillamente convivere con le trivelle in mare e l’altra è  che se proprio non si possono evitare allora cerchiamo di trarne, come cittadini, il maggior vantaggio possibile.
Entrambe le teorie sono, però, smentite dalla recente decisione della Croazia a conferma del fatto che trivelle e turismo non sempre sono compatibili, altrimenti non si spiega un rigetto integrale di tutte le istanze da parte del governo croato, e dall’altra che dire no al fossile è possibile e lecito e che decisioni così importanti sono assunte proprio considerando gli interessi dei cittadini.
In Croazia hanno avuto questa volontà e questo coraggio. Quali delle due manca nel nostro Paese?