09Maggio2024

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La politica del "tutto apposto" sull'ambiente ci costa 6 milioni di euro

Quanto ci costa in più la politica ambientale del tuttapposto? Sei milioni di euro! Gli stessi che la Corte dei Conti ha chiesto alle due Giunte di Vito De Filippo di risarcire allo Stato, per aver utilizzato la società Metapontum Agrobios al posto della struttura pubblica dell’Arpab, pagando 2,5 milioni di euro all’anno per il monitoraggio ambientale, nonché per affermare le stesse cose che da sempre – senza costi aggiuntivi – afferma l’Arpab: è tutto in regola nelle aree lucane ad alto rischio di inquinamento. La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) ricorda come, in più riprese, ha denunciato il ricorso della Regione alle analisi di un ente terzo come Metapontum Agrobios – di proprietà della stessa Regione al 97% (il resto è dell’Alsia) – ma che di fatto è, per quelle anomalie finanziarie tutte italiane, una struttura a gestione totalmente privata; la quale, può anche darsi che abbia le competenze giuste nei suoi tecnici assunti, ma che non potrebbe mai avere, su questioni delicate – come la presenza di inquinanti – credibilità scientifica in quanto sovvenzionata dalla Regione, che in tema di tutela ambientale ha dimostrato di essere politicamente fallimentare; perché l’Agrobios non ha un comitato scientifico, ma solo direttivo e perché la società di Pantanello è presieduta da un politico di vecchia data, Salvatore Adduce, sindaco di Matera, ed esponente di rilievo del partito del governatore.
Gli stessi monitoraggi rilevati intorno al Centro Oli di Viggiano dall’Agrobios – commissionati per il 2009/2010 dal POR Val d’Agri (la Regione stessa) ed ampiamente pubblicizzati dall’Ente governativo, stranamente, solo in termini di sintesi convegnistica e giornalistica – non sono stati mai convincenti. Non solo perché tranquillizzanti ogni oltre aspirazione (“solo l’olezzo è da capire e risolvere”), furono le sintesi dei quotidiani sulla notizia della pubblicazione del monitoraggio Agrobios), ma perché mentre l’Agrobios non rendeva noti e/o non rilevava né idrocarburi né metalli pesanti né altro attorno al Centro Oli di Viggiano, nello stesso periodo alcune indagini di laboratori privati hanno trovato, sui sedimenti dell’Agri, alte concentrazioni di bario (non presente in natura, ma derivato dalla barite usata nelle perforazioni) e di idrocarburi. Con la stessa Arpab che, contestualmente, trovava toluene e benzene nelle falde sotto il Centro Oli di Viggiano a concentrazioni spaventose, poi, “miracolosamente” sparite dopo nemmeno un mese.
Auspicando che le due giunte di De Filippo restituiscano di tasca propria ai lucani i 6 milioni di euro consumati impropriamente, la Ola denuncia come, con questo maldestro uso del denaro pubblico, si sia persa l’ennesima occasione per potenziare tecnicamente – e professionalmente, con indipendenza dalla politica regionale – una struttura di controllo ambientale importante come l’Arpab, che ha elevate professionalità al suo interno, ma che, quando serve, come nel caso dell’avvelenamento dei 22 operai dell’Elbe di Viggiano, il 6 aprile, si trova, chissà perché, con le centraline di controllo spente o che è costretta a servirsi, per i monitoraggi necessari in zone delicate per l’ecosistema lucano e la salute dei suoi abitanti, dei dati ambientali che la Sogin per l’Itrec, la Italcementi per il cementificio di Matera, e Fenice per l’inceneritore, forniscono essi stessi all’ente pubblico.

 

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