Mercoledì, 08 Maggio 2024

Carissimi,
nei giorni scorsi, come Conferenza Episcopale della Basilicata, abbiamo manifestato la nostra vicinanza agli operai della Stellantis di Melfi, chiedendo ai vertici della stessa azienda un ripensamento.
Abbiamo sottolineato come “Al centro del vivere sociale, ovunque, anche in Basilicata, non si deve porre la concorrenza, ma la solidarietà, la fedeltà agli impegni assunti con i lavoratori insieme all’iniziativa privata. Questa è la via maestra che anche la nostra Costituzione indica: senza tale bilanciamento tra dignità umana e mercato nessuna istituzione imprenditoriale ha successo. Se qualcosa si rompe da un lato, dall’altro si distrugge più di quanto si possa ipotizzare”.
Oggi, festa del Lavoro, guardiamo a S. Giuseppe, carpentiere. Da lui tante persone hanno imparato a lavorare onestamente e hanno creato altro lavoro. Lo stesso Gesù da lui ha colto cosa significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro. Tutto questo dà dignità ad ogni persona e gioia. Noi credenti guardiamo il lavoro come partecipazione e contributo essenziale all’opera della salvezza.
S. Giuseppe ha messo a disposizione degli altri quanto a sua volta aveva ricevuto. Quando il lavoro contribuisce a creare altro lavoro significa che il singolo aiuta sostanzialmente a realizzare con la propria arte, le proprie potenzialità quel bene comune di cui la famiglia umana intera ne deve godere.
Abbiamo più volte sottolineato come questa pandemia abbia messo in evidenza che stiamo vivendo un tempo di grande crisi che non è sola economica, ma anche sociale, culturale e spirituale.
Nella Bibbia, fin dalla narrazione della creazione vediamo che Dio è all’opera e lavora mettendo l’uomo al centro della creazione e a lui l’affida. Attraverso la figura di S. Giuseppe Dio ci ricorda che lui stesso si è fatto come noi e ha lavorato accanto a Giuseppe stesso.
In questo tempo di Pandemia, come CEI (Conferenza Episcopale Italiana), abbiamo voluto sottolineare come tutti siamo coinvolti ad abitare una nuova stagione economica-sociale: “Appena il giogo della pandemia si allenterà, la voglia di ripartire dovrebbe generare una forte ripresa e vitalità della nostra società contribuendo ad alleviare i gravi problemi vissuti durante l’emergenza…è fondamentale che tutte le reti di protezione siano attivate”.
Da più parti, giustamente, veniamo catechizzati che solo attraverso l’immunità di gregge, attraverso la vaccinazione, sarà possibile sconfiggere questo virus, nonostante le continue varianti che ci inducono a guardare con più misericordia e attenzione verso i paesi più poveri (Brasile, India…e tanti altri di cui nessuno ne parla). Noi aggiungiamo che il “vaccino sociale” della pandemia “è rappresentato dalla rete di legami di solidarietà, dalla forza delle iniziative della società civile e degli enti intermedi che realizzano nel concreto il principio di sussidiarietà anche in momenti così difficili”.
Sicuramente l’enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti” e il cammino verso la Settimana Sociale di Taranto (21-24 ottobre 2021) che affronterà il tema “Ambiente, Lavoro e Futuro”, saranno di grande aiuto per il contributo che la Chiesa intende dare per il bene della terra e dei suoi abitanti. Siamo tutti figli di Dio, siamo tutti fratelli.
Con Papa Francesco imploriamo San Giuseppe lavoratore perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!
 Vi benedico.

Don Pino

Il testo della lettera aperta dell'arcivescovo di Matera-Irsina mons. Antonio Giuseppe Caiazzo destinata a varie autorità istituzionali alle quali offre la possibilità di utilizzare i saloni di alcune parrocchie della Diocesi per l'effettuazione della vaccinazione contro il covid19.

In seguito alla positività riscontrata di un dipendente della curia di Matera Irsina, monsignor Giuseppe Caiazzo comunica:

"Sentendo la responsabilità del momento di difficoltà che stiamo vivendo - ha dichiarato l'arcivescovo di Matera-Irsina mons. Antonio Giuseppe Caiazzo - porto a conoscenza che un dipendente stretto, ieri sera (22 febbraio ndr), ha ricevuto la comunicazione che risulta positivo al Covid 19".

Nel seguire il protocollo previsto la Curia resterà chiusa a tempo indeterminato; nel frattempo sarà sanificata e quanti operano all'interno faranno il tampone, compreso l’Arcivescovo.

In ogni caso, nel seguire il protocollo, tutti gli interessati rimarranno in quarantena. La presenza dell’Arcivescovo ai diversi momenti programmati è da annullare.

Rimaniamo uniti nella preghiera.

Nell'approssimarsi dell'inizio della Quaresima - tempo per rinnovare fede, speranza e carità - e che prelude alla Pasqua, il messaggio dell'arcivescovo mons. Antonio Giuseppe Caiazzo per la Quaresima 2021.

Carissimi,
come ogni anno, durante la celebrazione dell’Epifania del Signore, c’è stato il solenne annuncio della Pasqua, dalla quale scaturiscono tutti i giorni santi e i tempi forti dell’anno liturgico: “nei ritmi e nelle vicende del tempo, ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza”.

Papa Francesco ci ha consegnato per la Quaresima un messaggio che sviluppa questo tema: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…” (Mt 20,18). Quaresima: tempo per rinnovare fede, speranza e carità.
Ormai è già passato circa un anno da quando la pandemia ci ha costretti a rivedere la nostra esistenza, ripensando il nostro stile di vita, i gesti più semplici come una stretta di mano o un abbraccio, ma anche la condivisione del dolore e della gioia. Nonostante le restrizioni stiamo percorrendo la stessa strada lungo la quale ci stiamo spesso fermando per chinarci sui tanti fratelli e sorelle piegate nel corpo e nello spirito.

Mai come in questo tempo sentiamo di tendere lo sguardo a Colui che «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). La Quaresima è tempo favorevole di ritorno a Dio per rinnovare le promesse battesimali la notte di Pasqua. Quest’anno, più consapevoli dello scorso anno, viviamo questo tempo con senso di responsabilità e di attenzione al dire di Dio che passa nella storia e la vivifica con la presenza del suo Figlio, illuminati dalla potenza dello Spirito Santo.

Siamo invitati a mantenere vivo quello stile, tipico di quanti hanno scelto Cristo come Signore della propria vita, e che Papa Francesco esprime in questi termini: «Tuttavia come cristiani non possiamo nascondere che se la musica del Vangelo smette di vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre perdonati-inviati. Se la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e donna» (Fratelli tutti, 277).

Quanto Gesù disse e fece al paralitico presso la piscina di Betzatà siamo chiamati a farlo anche noi oggi. Sono tanti quelli che non hanno nessuno che “li faccia immergere nella piscina, quando l’acqua si agita” (Gv 5,7): c’è paralisi spirituale, fisica, economica, politica, istituzionale, che ha bisogno di essere aiutata a ritrovare quella rinascita a vita nuova che significa riprendere a camminare. In questo mondo ci siamo anche noi e abbiamo bisogno non solo di dirlo agli altri ma anche tra di noi: Alzati, prendi la tua barella e cammina(Gv 5,8).

In questo tempo di Quaresima, ritroviamo il gusto di celebrare i sacramenti che ci aiutano a guarire: dalla Confessione all’Eucaristia. Seguire la Messa in streaming non sostituisce quella partecipata e vissuta in presenza! Mettiamoci in ascolto della voce del Signore, attraverso la meditazione della Parola da interiorizzare come medicina che cura le ferite di ognuno e apre alla speranza della Pasqua. Rafforzati da questo nutrimento spirituale mettiamoci in cammino per le strade delle nostre parrocchie cogliendo ogni tipo di necessità che ha bisogno di essere servita. Facciamo in modo che la celebrazione liturgica diventi celebrazione della vita da accogliere, vestire, sfamare, dissetare, accompagnare, sostenere, incoraggiare.

Partendo dalla Parola che mediteremo fino a Pasqua vi suggerisco semplicemente questi movimenti:

Mercoledì delle Ceneri: «il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Ogni gesto di carità sia fatto nel silenzio e senza pubblicità.

Prima domenica: «lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana». Viviamo questo tempo nella gioia della rinuncia e della mortificazione.

Seconda domenica: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». Troviamo il tempo e il silenzio, durante la giornata, per ascoltare e meditare la Parola di Gesù. E’ importante sintonizzarsi sulla frequenza spirituale chiudendo quella digitale.

Terza domenica: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». Non serviamoci della “chiesa” per vendere i nostri “prodotti”. Dio non si compra e non si vende. La casa di Dio è l’uomo e la donna, la terra (casa comune) e il creato: la logica del profitto e del mercato non può valere più della vita.

Quarta domenica: «Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Per quanto sia possibile, ognuno si prenda cura anche di una sola persona che vive l’amarezza della solitudine.

Quinta domenica: «vogliamo vedere Gesù». Sostare davanti al Santissimo Sacramento e “adorare” la presenza di Gesù tra noi “adorando” la vita dal suo concepimento al suo naturale morire.

Domenica delle Palme: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». Rinnegare Gesù, come ha fatto Pietro, può succedere; è triste quando non c’è pentimento. In settimana celebriamo il sacramento della riconciliazione.

Giovedì Santo: «Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Non si può celebrare realmente l’Eucaristia senza prendersi cura seriamente di chi ci sta vicino: confratelli, religiose, famiglia, comunità parrocchiale, vicini di casa, parenti…

Venerdì Santo: «lo crocifissero e con lui altri due». Ci sono tanti crocifissi che stanno nel letto del dolore, nel soffrire impotente dei familiari, nei volti tristi e senza luce di anziani soli, nell’angoscia di chi non lavora, di chi non sa come pagare le bollette, di giovani delusi, nella tristezza di chi è prigioniero degli usurai, delle donne mortificate e violate, nelle contraddizioni immancabili nei rapporti umani. Il Crocifisso illumina e rivela il senso di ogni cosa proiettandoci verso la vittoria della risurrezione.

Domenica di Pasqua: «Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti». Proviamo a scrutare in chi e in quali luoghi si sta manifestando la risurrezione. Sono davvero tanti i segni di risurrezione e di vittoria nella lotta tra la morte e la vita, soprattutto in questo tempo di pandemia.

Camminiamo insieme e S. Quaresima a tutti.

Vi benedico.

                                                                                                                                  ✠ Don Pino

Carissimi,

mi rivolgo soprattutto a voi giovani: Buon Anno 2021!

In questi giorni ho ascoltato spesso una canzone di una grande cantante, Fiorella Mannoia: “Padroni di niente” di. La trovo davvero … meravigliosa.

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