Domenica, 12 Maggio 2024

Ieri 5 marzo, presso la sede della Camera di Commercio di Basilicata a Matera, il Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Matera, il Tribunale di Matera, l'ordine degli Avvocati e l'ordine dei Commercialisti, hanno sottoscritto un protocollo di intesa relativo allo scambio di informazioni in occasione dell'apertura di procedure concorsuali riferite alle imprese che esercitano la loro attività nelle aree industriali di competenza del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Matera.

“Dopo gli eventi malavitosi di Gennaio, Domenica scorsa le aziende della Valbasento sono tornate nel mirino dei malviventi, con un tentativo di furto prontamente sventato dalle Forze dell’ordine.

Sindaci, amministratori, sindacati e organizzazioni datoriali insieme per chiedere alla Regione di riaprire il confronto sul futuro di una delle aree industriali più importanti. Bonifica, riduzione del costo dell'energia e infrastrutture le priorità.

Gli effetti sui territori, sulle imprese e sul lavoro dell’Autonomia differenziata potrebbero essere devastanti. Per questo diventano necessarie un’intesa fra mondo datoriale e sindacati oltre agli amministratori locali con le organizzazioni di rappresentanza (Anci e Upi) e una campagna di informazione-mobilitazione dei cittadini. È la conclusione dell’incontro organizzato da Agenda Basilicata Imprese – con la presenza di rappresentanti di Cia, Copagri, Confesercenti, Confartigianato Matera, Cna, Casartigiani, Agci, Confcooperative, Legacoop, e di Confapi Matera – nella sala conferenze della sede di Cia Basilicata a Potenza, che ha segnato la nascita di un fronte comune contro il ddl Calderoli che definirà ulteriori iniziative. Ad introdurre il prof. Gianfranco Viesti (Università Bari) che ha spiegato tutti gli aspetti che – ha detto – rischiano di ridurre l’Italia un “Paese arlecchino” con 21 Regioni-Stato differenziate tra loro nell’autogoverno come non esistono modelli simili nelle democrazie occidentali”.

Dal settore del mobile imbottito, in provincia di Matera, arriva l’allarme materie plastiche.

L’unico produttore europeo di TDI (Diisocianato di Toluene, la molecola da cui si ottiene il poliuretano e altri materiali plastici) una multinazionale tedesca, nei prossimi giorni fermerà la produzione a causa degli elevati costi energetici.

Non solo i salottifici, ma tutte le imprese che utilizzano materie plastiche a base poliuretanica saranno in difficoltà.

Per questo, si preannuncia un massiccio ricorso alla cassa integrazione.

Sono diversi i settori merceologici interessati.

Il mobile imbottito per il poliuretano espanso utilizzato nelle imbottiture e per gli imballaggi.

Altri settori per il polistirolo e le diverse materie plastiche.

Importare il TDI dagli USA o dalla Corea del Sud (unici Paesi in cui sono localizzati gli altri due produttori mondiali) è impensabile per svariati motivi.

Pertanto, la carenza di questo materiale fermerà le produzioni anche in Italia.

Il Presidente della Sezione Legno-Arredamento di Confapi Matera, Luca Colacicco, ha segnalato la questione alla Confapi nazionale ma il problema è evidentemente di portata internazionale ed è una delle conseguenze della guerra russo-ucraina, cui si accompagnano le speculazioni mondiali sui costi energetici.

Il Presidente Colacicco sottolinea:

“Il paradosso è che in questo periodo le imprese del mobile imbottito hanno fatto il pieno di ordini, sono attive in tutte le fiere di carattere internazionale e stanno beneficiando della debolezza dell’euro per le loro esportazioni.

Pertanto, doversi fermare per la carenza di materie prime, come effetto della crisi energetica, addensa nuove nubi sul settore e sulla tenuta occupazionale delle imprese labour intensive per antonomasia, come quelle di produzione di divani.

L’uso del TDI trova largo impiego nella produzione del poliuretano espanso flessibile, il materiale utilizzato per la produzione dei cuscini di seduta e delle spalliere dei divani, ma questa molecola di base è ampiamente utilizzata nei cicli produttivi di molti altri settori industriali, per cui il problema potrebbe assumere dimensioni enormi se non sarà risolto in tempi brevi.

Le aziende produttrici ricorrono a escamotage come quello di adeguare la modellistica, progettando divani dalle linee più sobrie ma meno accoglienti, che richiedono un minor impiego di poliuretano espanso, ma i grossi fornitori ancora in produzione fanno sapere che, al momento, sono in grado di soddisfare soltanto il 50% della richiesta; naturalmente, oltre ad avere aumentato a dismisura i prezzi.

Tutto questo ci deve indurre a riflettere e a spingere verso la ricerca e l’uso di materiali alternativi, bisognerebbe coinvolgere sempre più gli Enti di ricerca e le Università, ovviamente questo non risolverebbe nell’immediato il problema ma potrebbe migliorare, nel tempo, l’offerta e la qualità dei materiali utilizzati e, quindi, renderci più competitivi”.

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